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 PENSIERI DI OTTOBRE 2008 

M0r94n Benvenuti nell'Archivio Blog di M0r94n.

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Avvertenza: per la corretta interpretazione di alcuni "Pensieri di M0r94n" è indispensabile utilizzare il criterio "non tutto è come appare a prima lettura".


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 venerdì 31/10/2008: EFFETTI COLLATERALI DI HALLOWEEN 
+ Ore 18:30, stanco e distrutto da sonno, fame e fastidi umorali vari sto tornando alla Base. Apro il portone e mentre mi dirigo verso l'ascensore incontro 2 bambini vestiti a "festa" con in mano 2 sacchetti di plastica, presumibilmente per raccogliere caramelle. Io passo loro vicino e li guardo, mentre il più grandicello dei due appare dubbioso sull'opportunità di chiedermi "Dolcetto o scherzetto?" mentre sto parlando al telefono. Decide di provarci, e riceve un disarmante (ed anche un pò triste): "Ragà, mi dispiace ma non c'ho niente. Non é serata". Passo loro affianco e vado avanti per la mia strada. Mi fermo nell'attesa dell'arrivo dell'ascensore, e sento che i due piccoletti parlottano tra di loro per decidere se venirmi dietro o no. Io continuo a parlare al telefono, e nel frattempo sento che mi si avvicinano. Faccio finta di nulla e li sento metre si dicono: "Niente dolcetto, allora scherzetto". Sento che lanciano qualcosa per terra, e con aria disinvolta butto l'occhio alla ricerca di quel qualcosa lanciato per terra. Vedo una specie di mostriciattolo a faccia in giù, intuisco che si tratta di qualche personaggetto moderno. Sento che uno dice all'altro: "Oh no, non si é impaurito! Riprendilo!". A quel punto mi giro, sono troppo curioso di vederli, e li trovo lì, con 2 pupazzetti colorati in mano che mi scagliano sui piedi. A quel punto ho dovuto recitare, fingendo spavento per quella azzardata manifestazione di disaccordo giovanile nei miei confronti. Chiedendo informazioni sulle bestiole di plastica che mi sono visto arrivare sui piedi, loro mi hanno spiegato che si tratta dei Gormiti. Già, i Gormiti... questi personaggi moderni di cui conosco soltanto il nome ma ne ignoro le fattezze estetiche... Probabilmente stanotte mi tormenterò nel pensare e ripensare che non li conosco, ma almeno una parte di me riposerà nella soddisfazione di aver fatto credere a quei bambini che mi hanno fatto paura :)
+ La notizia del giorno: «L’effetto del tracollo di Lehman Brothers non sarà indolore per l’Italia. L’esposizione per gli investitori italiani (tra titoli detenuti da privati e fondi comuni) è di quasi due miliardi di euro, secondo una stima del ministero dell’Economia. Mentre sul fronte assicurativo, stando ai dati della Banca d’Italia, ammonterebbe a 1,27 miliardi l’entità delle polizze esposte al rischio di insolvenza perché collegate a vario titolo a Lehman. Altra questione delicata è quella degli enti previdenziali che hanno investito in misura diversa in prodotti Lehman. I risultati dell’indagine svolta nelle scorse settimane dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale non mostrano una situazione disperata: l’ammontare degli investimenti in prodotti Lehman da parte degli enti previdenziali è pari allo 0,45 per cento. In termini assoluti si tratta di 150 milioni su un patrimonio totale di 33,3 miliardi. A chiedere conto della situazione di alcuni enti previdenziali è un’interrogazione presentata dal deputato dell’Udc Amedeo Ciccanti. Tra le casse previdenziali tre sarebbero quelle più esposte, secondo l’interrogazione: Enasarco (l’ente previdenziale degli agenti e dei rappresentanti di commercio), Enpacl (Ente nazionale previdenza e assistenza consulenti del lavoro) ed Eppi (Ente previdenza periti industriali). Ciascuno di questi enti ha comunicato il possesso delle obbligazioni strutturate Anthracite Rated Investments Limited emesse dalla stessa Anthracite, società autonoma rispetto a Lehman. Pertanto i suoi attivi non possono essere inseriti nella massa fallimentare di Lehman. Ciononostante queste obbligazioni erano garantite dalla banca d’affari americana fallita, tanto che Enasarco ha deciso di far subentrare una controparte più solida. La scelta è ricaduta su Credit Suisse. Tutto nasce con l’acquisto da parte di Enasarco di questa obbligazione da 780 milioni di euro “derivante dall’operazione di ristrutturazione del portafoglio iniziata durante il commissariamento e finalizzata nel mese di novembre 2007”, sottolinea la fondazione. Con il trasferimento immediato della titolarità dell’obbligazione Anthracite a Credit Suisse, la banca elvetica potrà effettuare la chiusura di tutti i rapporti contrattuali esistenti in capo ad Anthracite con le controparti del gruppo Lehman e con i terzi. In questa fase Credit Suisse fornirà una garanzia del capitale a scadenza a condizioni analoghe a quelle precedentemente offerte da Lehman. In una seconda fase proseguirà la selezione delle banche che effettueranno la vera e propria ristrutturazione dell’investimento”, si legge in una nota di Enasarco. Resta il discorso sull’opportunità per un ente previdenziale di investire (anche se in quantità tutto sommato modeste) in prodotti strutturati caratterizzati da alto rischio e volatilità. Inoltre, secondo le indiscrezioni raccolte dal Foglio, in Credit Suisse avrebbero trovato lavoro due manager Lehman che hanno seguito il collocamento dell’obbligazione a Enasarco. Restano in attesa di risposta alcune domande: a quanto ammonti l’investimento in hedge fund che le tre Casse hanno sottoscritto attraverso il sistema di copertura Anthracite Rated Investments Limited, se siano negoziati e quale sia il loro valore attuale rispetto all’investimento iniziale. Nell’interrogazione parlamentare spuntano altre questioni. Si chiede se i responsabili della Lehman Brothers Italia abbiano “usato tutte le accortezze necessarie affinché gli investitori potessero valutare la rischiosità dell’investimento e se i responsabili della banca abbiano spiegato e scritto quali commissioni dirette ed indirette gravano sull’investimento”. E se, inoltre, il governo sia a conoscenza dell’eventuale “interesse della Lehman Brothers nel proporre l’investimento, visto che si parla sempre solo della garanzia del capitale e quanto questa sia costata”».
+ La frase del giorno: «Oh ,no! Non si é impaurito!» (uno dei bambini travestiti).

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 giovedì 30/10/2008: ALTRO GIRO, ALTRA GIOSTRA 
+ La notizia del giorno: «Milano 2003: dopo una vita spesa a lavorare in una Asl, Rosa Brambilla riscuote la sua sudata liquidazione. Si reca alla filiale meneghina della Banca di Roma, poi assorbita in Unicredit, per depositare il suo denaro e decidere la migliore forma di investimento. Al consulente della banca spiega che vuole andare sul sicuro. Le vengono proposte due polizze assicurative 'index linked' denominate Performance 06 e Progetto Atlantic bond 2. La proposta è allettante: le viene assicurato un rendimento annuale superiore a quello dei Bot e garantita la restituzione dell'intero capitale nel febbraio 2009. Rosa investe 95 mila euro pensando di avere messo al sicuro la vecchiaia. Le due polizze si rivelano invece la sua rovina: garantite da bond della banca d'affari Lehman Brothers si trasformano in carta straccia quando lo scorso settembre l'istituto Usa va in default. È a quel punto che Rosa capisce di avere perso i risparmi di una vita intera. Come Vito Angelillo, impiegato Telecom di Torino, che lo scorso anno si è lasciato convincere dagli impiegati della sua banca a investire 5 mila euro in una polizza Cba Vita, società assicuratrice del gruppo Banca Sella. Racconta Angelillo: "Gli impiegati mi parlarono di una polizza con scadenza 2013 che mi garantiva un rendimento annuo del 4,5 per cento. Pensavo di avere fatto un affarone. Solo quando mi hanno telefonato qualche settimana fa per informarmi del crollo di Lehman ho capito di essere stato fregato. Altro che assicurazione, mi avevano venduto un prodotto del tutto diverso senza informarmi dei rischi che correvo. Per questo adesso rivoglio indietro i miei risparmi, anche a costo di ricorrere in tribunale". Compagnie assicurative all'erta: sono tanti gli investitori titolari di polizze index linked garantite da obbligazioni Lehman Brothers e che, bruciati dal crollo della banca d'affari americana entrata in amministrazione controllata (chapter 11) lo scorso 15 settembre, stanno bussando alla porta delle associazioni che tutelano i diritti dei risparmiatori. Associazioni agguerrite come Adusbef, Confconsumatori, che si apprestano ora a scendere sul sentiero di guerra intimando agli assicuratori di restituire i soldi delle polizze se non vogliono finire in tribunale. Quante sono le polizze garantite da Lehman Brothers? E quali compagnie assicurative le hanno vendute? Sul numero e sul valore delle polizze sottoscritte, dal giorno del crac Lehman c'è stato un vero balletto di dati. Il 25 settembre, ascoltato dalla commissione Finanze della Camera su richiesta del deputato del Pdl Amedeo Laboccetta, Giancarlo Giannini, presidente dell'Isvap, l'autorità per la vigilanza sulle assicurazioni private, aveva parlato di una esposizione modesta delle imprese assicuratrici italiane verso Lehman: 1,1 miliardi di euro. Il 10 ottobre, grazie a una stima del ministero dell'Economia, la somma saliva a 1,27 miliardi. La verità? Secondo una nuova ricognizione dell'Isvap, i cui risultati 'L'espresso' ha potuto visionare, la cifra a metà ottobre è già salita a 1,9 miliardi per 111 mila polizze. Ma potrebbe ancora lievitare. Chi risulta più esposto con prodotti Lehman Brothers? Al primo posto della graduatoria (vedere tabella in alto a destra) c'è Cnp UniCredit Vita, compagnia partecipata da UniCredit Group, con 576 milioni di euro e 29 mila polizze sottoscritte; quasi il doppio della posizione fatta registrare da Novara Vita (gruppo Banca popolare di Novara) con 290 milioni di euro e quasi 17 mila polizze; al terzo posto c'è Unipol assicurazioni, che attraverso sette prodotti diversi è riuscita a fare sottoscrivere oltre 13 mila contratti per 206 milioni di euro. Seguono Poste Vita (35 mila polizze per 183 milioni), Zurich life insurance Italy (136 milioni) e Mediolanum: le polizze fatte sottoscrivere da questa compagnia sono oltre 9 mila per 118 milioni di euro (ma la compagnia ha già denunciato un valore delle polizze di 213 milioni). C'è da dire, però, che non sempre il peso della 'garanzia' della banca d'affari fallita sul singolo prodotto assicurativo arriva al 100 per cento, ma varia fino a toccare un minimo del 13 per cento nel caso di un prodotto Unipol. Nel complesso, sono 23 le compagnie coinvolte nel ciclone Lehman, che adesso rischiano di ritrovarsi sotto il fuoco incrociato delle associazioni dei consumatori. "Siamo pronti a citare in giudizio tutte le assicurazioni che hanno venduto questi prodotti", annuncia Ennio Lannutti, presidente dell'Adusbef e senatore dell'Italia dei valori: "Le polizze legate a Lehman Brothers erano ad alto rischio, loro le hanno invece vendute a investitori inconsapevoli". Una tesi cavalcata anche da Confconsumatori: "Tutti i casi che abbiamo sinora esaminato", spiega l'avvocato Emilio Graziuso, responsabile nazionale del settore credito dell'associazione, "vedono coinvolta gente priva delle conoscenze finanziarie necessarie a capire la natura della polizza index linked, i meccanismi della stessa e i rischi connessi. Ma il fatto più grave è che queste polizze sono state prospettate al momento dell'acquisto come arcisicure polizze vita a capitale garantito, senza rischio alcuno". Che la tempesta stesse per scoppiare, rinfocolando le polemiche sul risparmio tradito sollevate negli scorsi anni dalle vicende dei bond argentini e del crac Parmalat ("È scandaloso che questi prodotti assicurativi siano stati venduti pur sapendo dei problemi di Lehman", rincara Laboccetta), lo ha capito il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, proprietario con Ennio Doris di Mediolanum: la scorsa settimana la compagnia assicurativa del Cavaliere ha annunciato di essere pronta a rimborsare interamente i sottoscrittori. Una linea seguita solo da poche altre assicurazioni, come Unipol (è stata lei ad aprire il fronte), Bcc Vita del gruppo Iccrea, e Fondiaria-Sai (quest'ultima ha annunciato il congelamento delle polizze e la restituzione del denaro nel 2010) e che ha permesso a Berlusconi di smarcarsi dalla schiera di coloro che rischiano seri danni di immagine sostenendo di non dovere rimborsare alcunché. Secondo l'Ania, che le polizze contenessero una componente di rischio era infatti chiaro ai sottoscrittori puntualmente messi al corrente dalle compagnie con i prospetti informativi. Nessuna 'disinvoltura', dunque, nel vendere polizze che godevano anche di una elevata affidabilità creditizia. La garanzia del rimborso dei prodotti era in capo a Lehman, emittente dell'obbligazione sottostante. E Lehman, persino a settembre, nei giorni in cui chiedeva la procedura fallimentare, godeva di valutazioni delle agenzie di rating come Fitch, Standard & Poor's e Moody's assolutamente lusinghiere e inferiori solo a quelle del governo degli Usa e di pochissimi altri paesi. Tutto a posto, dunque? No, secondo Lannutti, duro anche con l'Ania (la vuole portare in tribunale per non avere vigilato sull'operato delle compagnie), ma soprattutto con le società di rating: "Citeremo anch'esse in giudizio", annuncia: "Le scandalose valutazioni attribuite a Lehman si spiegano solo con i rapporti incestuosi intrattenuti con banche e assicurazione sulle quali emettono giudizi a pagamento. E questo ha certamente contribuito a trarre in inganno i risparmiatori"».



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 mercoledì 29/10/2008: PATTI CHIARI COLA A PICCO 
+ La notizia del giorno: «Il crack Lehman Brothers fa un'altra vittima. Dopo quasi 5 anni, l'iniziativa "Obbligazioni a basso rischio e a basso rendimento" di PattiChiari, il consorzio dell'Abi per l'educazione finanziaria, che consisteva nella pubblicazione di un elenco di bond segnalati all'attenzione dei risparmiatori, è terminata di colpo alla mezzanotte di martedì scorso, 28 ottobre. La pagina internet sul sito di PattiChiari è vuota. La sorte della lista di bond era segnata sin dal default della banca d'affari Usa, esploso il 15 settembre: ancora nel primo pomeriggio di quel lunedì, nonostante fossero ormai insolventi, erano 14 i titoli di Lehman Brothers presenti nella lista di PattiChiari. L'errore – legato ai rating, lasciati a livelli investment grade sino al giorno del collasso – ha contribuito a trarre in inganno decine di migliaia di risparmiatori. Così le possibili ricadute legali sul consorzio dell'Abi e su molte delle 105 banche aderenti all'iniziativa si fanno concrete. Intanto sono 3,5 milioni i risparmiatori che hanno in portafoglio bond inseriti nell'elenco.

Come funzionava la lista
L'elenco di PattiChiari, lanciato il 15 novembre 2003, comprendeva titoli di Stato e obbligazioni corporate selezionati in base a due parametri principali: un livello di rating elevato (investment grade, cioé compreso tra la tripla e la singola A) e un basso indice VaR, che misura la potenziale perdita per il risparmiatore se vende il bond prima della scadenza (il rischio di ribassi doveva essere inferiore all'1% su base settimanale). I requisiti comprendevano poi la sola denominazione in euro (nessun rischio cambio), la provenienza da uno dei 30 Paesi dell'Ocse, la quotazione su mercati ufficiali e la struttura non complessa (erano esclusi dunque i bond strutturati). Se anche uno solo dei parametri non veniva rispettato il titolo non entrava o usciva dall'elenco. Negli anni la lista, aggiornata 1.227 volte, è arrivata anche oltre i 1.500 titoli. Sono state oltre 3.600 le obbligazioni segnalate: solo 18 (lo 0,5%) sono uscite dall'elenco anzitempo per "elevata rischiosità" (con avvisi inviati dalle banche ai clienti entro 48 ore), mentre altre 613 (il 16,7%) per "rischiosità media", rese note con gli estratti conto. L'iniziativa ha contato ben 4,1 milioni di pagine consultate online e sei milioni di guide cartacee distribuite.

Segnali premonitori
La lista di PattiChiari, però, aveva iniziato a mostrare le prime crepe già due anni prima del default di Lehman. Il primo luglio 2006 erano stati "banditi" 70 titoli, per l'elevata variabilità dei rendimenti dovuta all'aumento dei tassi. Esattamente un anno dopo, per motivazioni analoghe, uscivano dalla lista in un solo colpo altri 60 bond. «Plus24» del 25 agosto 2007 lanciava un primo allarme per i 248 titoli che avevano perso i requisiti. Solo due settimane dopo, il settimanale di finanza e risparmio del «Sole 24 Ore» segnalava che nella lista erano compresi quattro titoli illiquidi, che cioè non riuscivano a fare prezzo. Il 24 aprile 2008 «Plus24» segnalava che le emissioni falcidiate avevano raggiunto quota 500. Il 23 luglio scorso un promotore finanziario chiedeva a «Plus24» cosa ci facessero i bond Lehman nell'elenco di PattiChiari, visto il crollo delle quotazioni a quota 92/93. Tutti segnali premonitori della difficoltà di "incasellare" nella lista centinaia di obbligazioni solo sulla base di rating e VaR. Ma non basta: ancora dopo il crollo di Lehman, sino al 29 settembre sono rimaste in lista otto emissioni delle banche islandesi Glitnir e Kaupthing, poi andate in default.

Cosa succederà ora
I risparmiatori non verranno lasciati soli. In accordo con le 14 associazioni dei consumatori che partecipano alla nuova governance del consorzio, da gennaio PattiChiari lancerà un nuovo portale informativo sugli strumenti finanziari, basato su strumenti e criteri di misurazione del rischio «in grado di cogliere più velocemente i segnali provenienti dal mercato». Fino al 30 giugno 2009, anche attraverso il proprio personale, le 105 banche che avevano aderito all'iniziativa continueranno a informare puntualmente i clienti su eventuali aumenti del profilo di rischio dei bond presenti nell'ultima lista del 28 ottobre.

Le ricadute legali
Ma la fine della lista non cancella d'incanto i problemi che l'iniziativa ha involontariamente contribuito a causare. Alcune associazioni, ConfConsumatori e Adusbef in testa, stanno raccogliendo materiale in vista dell'avvio di possibili cause legali. Antonio Tanza, vicepresidente di Adusbef, lo dice chiaramente: «Ci arrivano centinaia di email di risparmiatori che hanno scelto di investire nei bond Lehman Brothers proprio sulla base della lista pubblicata da PattiChiari. Stiamo studiando azioni legali nei confronti del consorzio e delle banche aderenti».

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 lunedì 27/10/2008: LA VERA UTILITA' DEI CARRELLI 



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 sabato 25/10/2008: EVASIONE FISCALE NEL CAMPO DELLE SPONSORIZZAZIONI 
+ La notizia del giorno: «Sono circa 12 milioni e 300 mila euro di imponibile Ires, 10 milioni e 300 mila di imponibile Irap e 1 milione e 200 mila di Iva, le somme recuperate a tassazione per i periodi di imposta dal 2003 al 2007, a seguito di una vasta operazione di contrasto all'evasione fiscale nel campo delle sponsorizzazioni, condotta dall'agenzia delle entrate dell'Abruzzo, nei confronti di alcune societa' sportive con sede nelle province di Chieti e di Pescara. Il meccanismo fraudolento scoperto da funzionari dell'ufficio di Chieti, coordinati dall'ufficio analisi e controlli fiscali della direzione regionale dell'Abruzzo, si e' sviluppato attraverso due filoni paralleli che hanno tratto origine da alcune rilevanti operazioni di sponsorizzazione di eventi sportivi. Il primo rilievo mosso dagli ispettori del fisco ha riguardato la mancata idonea documentazione di somme derivanti dalle sponsorizzazioni destinate al pagamento dei diritti allo sfruttamento dell'immagine degli atleti professionisti. Altro rilievo contestato ha riguardato la legittimita' della destinazione dei proventi derivanti dalle sponsorizzazioni, dirottati verso associazioni sportive dilettantistiche collegate alle societa' sottoposte a controllo sotto forma sia di denaro sia di forniture di attrezzature tecnico-sportive di vario genere. In realta', gran parte delle attrezzature non veniva consegnata alle associazioni dilettantistiche ma era illegalmente destinata alla vendita, utilizzando canali commerciali riconducibili agli stessi soggetti. L'effetto prodotto da queste operazioni circolari ha fatto si' che le societa' fruissero della deducibilita' di costi non spettanti. Le indagini dell'agenzia delle entrate hanno comportato riscontri in altre regioni oltre all'esame di atti emessi da societa' di diritto statunitense ed inglese».
+ Il commento alla notizia del giorno: Ohohoh, che bella parentesi di indagine che si é aperta. Vediamo cosa emergerà ancora :)

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 venerdì 24/10/2008: JUVENTUS 2.0 
+ Carletto Ancelotti é troppo simpatico :)



+ La notizia del giorno: «Hanno partecipato fondi internazionali. Hanno aderito assicurazioni. Sono intervenute tante banche, anche italiane: Intesa Sanpaolo, il Montepaschi, Banca Intermobiliare e UniCredit Bank Austria. Al "maxi-regolamento dei conti" avvenuto martedì scorso sui credit default swap di Lehman Brothers (una montagna da 400 miliardi di dollari a livello mondiale) hanno preso parte ben 358 istituzioni finanziarie di tutto il mondo, tra chi doveva pagare e chi doveva incassare. Non c'era però alcun risparmiatore, per il semplice motivo che i piccoli investitori non hanno accesso a quelle polizze assicurative anti-insolvenza chiamate credit default swap. Ecco dunque una proposta provocatoria: le banche che hanno incassato un risarcimento in quel maxi-regolamento dei conti potrebbero condividerlo con i loro clienti? Sarebbe possibile un gesto di "clemenza" nei confronti di chi ha acquistato allo sportello obbligazioni emesse da Lehman Brothers ma non ha avuto alcuna possibilità di assicurarsi contro il loro default? Si tratta di una provocazione, ma senza dubbio permetterebbe di sanare un'asimmetria tra investitori istituzionali e piccoli risparmiatori. La provocazione, suggestiva secondo alcuni addetti ai lavori, necessita di una premessa. I credit default swap sono particolari contratti derivati accessibili solo ai grandi operatori finanziari. Funzionano più o meno come le polizze assicurative: pagando un "premio" a una controparte, un investitore può assicurarsi contro il default di qualunque emittente. Tanti l'avevano fatto su Lehman Brothers: si erano assicurati contro il suo fallimento. Morale: martedì scorso, un mese dopo che il crack si è verificato, tutti i 358 soggetti che avevano acquistato o venduto una "polizza" sul fallimento della banca americana si sono seduti a un tavolo. E hanno regolato le loro posizioni: chi doveva incassare ha incassato, chi doveva pagare ha pagato. Partita chiusa. Il regolamento, in realtà, non è stato semplice. I credit default swap sono infatti usati dagli investitori anche per "speculare". Tanti fondi o banche, quindi, contemporaneamente li vendono e li comprano. Facciamo un esempio. Supponiamo che un fondo A abbia comprato da una o più controparti protezione contro il fallimento di Lehman Brothers per 5 miliardi di dollari, e contemporaneamente abbia venduto protezione ad altre controparti sempre sulla banca americana per 5,5 miliardi. Questo fondo, nel grande "giorno del giudizio", avrebbe dovuto pagare solo la differenza: 500 milioni. A chi? Alle controparti che avevano fatto il contrario. Insomma: lunedì scorso è stato calcolato il "saldo" tra tutti coloro che avevano venduto e comprato credit default swap su Lehman e alla fine c'è stato un pagamento netto di circa 6-8 miliardi di dollari. Tutti gli altri credit default swap su Lehman (ammontavano a 400 miliardi in totale) si sono annullati l'uno con l'altro.
Qui veniamo al punto: qualcuno, tra quei 358 soggetti che hanno partecipato al maxi-regolamento di lunedì scorso, ha incassato circa 6-8 miliardi di dollari. Qualcun altro, invece, li ha pagati. Chi sia tra i fortunati, però, non è possibile saperlo. Nella lunga lista dei partecipanti alla "resa dei conti" (assicurazioni come Aig, fondi come Artadis Barracuda, banche come Abn Amro o fondi pensione come quello di General Electric), ci sono anche alcune banche italiane. Contattandole, però, non è stato possibile sapere se quel giorno hanno incassato o perso. Intesa Sanpaolo, per esempio, il 16 settembre ha comunicato di avere avuto un valore positivo di 40 milioni sui cosiddetti «rischi di sostituzione» in relazione al fallimento di Lehman Brothers: in quei 40 milioni, però, ci sono un po' tutti i derivati e non solo i credit default swap. Dunque non si sa se martedì scorso abbia vinto o perso. Pur con questa mancanza, nasce la provocazione: le banche che hanno incassato (ammesso che ce ne siano) potrebbero condividere il risarcimento con i risparmiatori che hanno comprato obbligazioni di Lehman Brothers ma non hanno potuto acquistare anche i credit default swap?».
+ Il commento alla notizia del giorno: L'ultima considerazione la reputo molto sensata.

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 giovedì 23/10/2008: SERPE IN SENO 
+ La notizia del giorno: «Va bene perdere un derby, ma andare pure a "flirtare" col nemico no; questo è inammissibile. Sebastian Truyols, uno dei massaggiatori dell'Atletico Madrid, ha commesso l'errore più grave, almeno per il club biancorosso. Ovvero, chiedere la maglietta a Iker Casillas, portiere del Real, dopo la sconfitta per 2-1 nella stracittadina di sabato scorso. E per questo sarebbe stato licenziato. Lo riferisce il quotidiano "Marca", che poi riporta anche la sostituzione già avvenuta del "traditore" con un collega della squadra Primavera. Ovviamente non sarebbe solo questo fatto ad aver compromesso in maniera definitiva Truyols. L'Atletico, infatti, ha l'infermeria strapiena, e la società ha ritenuto di dover allontanare Sebastian anche per motivi più professionali. Pare che già alla fine del derby di sabato, negli spogliatoi, le acque fossero belle surriscaldate. Vedendo Truyols con in mano il cimelio, la maglia di Iker Casillas, alcuni addetti del Vicente Calderon avebbero insultato il massaggiatore dicendogli, in pratica: "Ti sembra il caso? Abbiamo perso all'ultimo minuto e vai pure da quelli del Real?". Dal presidente dell'Atletico Madrid, Enrique Cerezo, nessun commento. Forse, meglio così. Intanto, però, Sebastian è a spasso. Ma con la maglia di Casillas».
+ Il commento alla notizia del giorno: Beh, in effetti se l'é un pò cercata.
+ Il dialogo del giorno:
Cr.: «Sai qual é la sorpresa che più ha gradito quel giorno?».
M0.: «L'esserti presentata all'altare?».

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 mercoledì 22/10/2008: PICCOLE SCOPERTE MEDICHE ALLA RISCOSSA 
+ La notizia del giorno: «Un forte dolore nella zona pubica viene sempre più di frequente identificato con la nuova sindrome denominata "ernia degli sportivi". In realtà essa è una pubalgia e non un'ernia vera e propria: è necessario dunque porre molta attenzione nella diagnosi per evitare inutili interventi chirurgici. Questa sindrome colpisce sempre di più chi svolge una vita attiva, con intensa attività fisica, non necessariamente legata alla pratica sportiva. Ce ne parla Giampiero Campanelli, Professore Ordinario Università dell'Insubria di Varese: "L’ernia degli sportivi rappresenta una condizione clinica di recente inquadramento, caratterizzata da dolore inguinale cronico, che si manifesta negli atleti professionisti e tra coloro che praticano regolarmente attività fisica, anche a livello amatoriale. Questa condizione patologica rappresenta una sfida sia diagnostica che terapeutica, dal momento che non è ancora facilmente diagnosticabile e distinguibile da un’ernia, né vi è un consenso tra gli specialisti rispetto al trattamento da considerare più idoneo. È caratterizzata da dolore inguinale durante l’allenamento, dolore che spesso si manifesta con movimenti di estensione della coscia (per esempio per tirare un calcio al pallone). Un dolore cronico e fastidioso, che spesso si manifesta anche nei non sportivi, tra coloro che semplicemente hanno una vita attiva, che per lavoro scaricano pesi come i fattorini, oppure tra gli amanti del jogging o del calcetto amatoriale con gli amici. A soffrirne sono soprattutto persone giovani, dai 20 ai 60 anni, di corporatura magra e sono sempre di più i casi che arrivano all’occhio del chirurgo. Prima vedevamo essenzialmente sportivi professionisti, adesso invece è sempre più frequente vedere persone di tutti i tipi che hanno una vita molto frenetica". Per il prof. Campanelli è difficile stimare quanto sia diffusa, ma se ogni anno in Italia vengono eseguiti 150.000 interventi di ernia, è plausibile stimare che il 5% (7.500) di questi casi siano in realtà una "finta ernia". Le cause della sindrome, che forse è più corretto chiamare pubalgia, restano ignote, ma tutti i pazienti sono uguali da un punto di vista anatomo-chirurgico: presentano una protrusione posteriore della parete inguinale che somiglia, appunto, a un’ernia. Ha spiegato Campanelli: "Inoltre nei pazienti da noi osservati abbiamo riscontrato una compressione delle strutture nervose della regione inguinale, dovuta ai muscoli addominali retto e obliquo esterno ipertrofici (probabilmente per il costante esercizio fisico); è stata inoltre evidenziata un’eccessiva trazione della inserzione tendinea del muscolo retto sul pube, dovuta anch'essa alla ipertrofia muscolare". Il dolore sul pube sembrerebbe dunque causato da questa compressione dei nervi. Cosa fare allora? Risponde l'esperto: "Il primo rimedio è sempre un periodo di riposo. Solo quando questo non è sufficiente si può allora pensare ad un intervento di decompressione del tono muscolare, sì da 'liberare' i nervi del pube 'schiacciati'. Il trattamento conservativo, spesso non consente una risoluzione della sintomatologia dolorosa inguinale per tale motivo sempre più spesso si ricorre all’intervento chirurgico. Purtroppo al momento non c’è ancora alcuna evidenza scientifica che sostenga una tecnica chirurgica particolare per il trattamento dell’ernia degli sportivi. Nella nostra esperienza un approccio chirurgico open, capace di risolvere l’intrappolamento delle strutture nervose della regione inguinale, si è dimostrato in grado di risolvere il dolore locale e di consentire la ripresa dell’attività fisica, dopo una breve convalescenza"».
+ Il commento alla notizia del giorno: E pensare che un maledetto dottore della guardia medica mi diagnosticò una "sospetta appendicite", facendomi riempire di antinfiammatori...
+ La frase del giorno: «A lui non importa niente che io vado via» (Cr.).

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 martedì 21/10/2008: PRIMI PASSI 
+ La prima notizia del giorno: «Bankitalia e Consob stanno effettuando ispezioni nei confronti delle società del gruppo Lehman che operano in Italia e degli intermediari italiani della banca d'affari Usa. È quanto riporta il dossier messo a disposizione della Banca d'Italia al Senato, in occasione dell'audizione di Mario Draghi sulla crisi dei mercati. Bankitalia, in particolare, ha avviato accertamenti ispettivi presso le filiali italiane della banca tedesca (Lehman Brothers Bankhaus AG) e gli intermediari iscritti nell'elenco ex articolo 106 del Testo unico bancario e che sono operativi nella concessione d ei finanziamenti, assunzione di partecipazioni e prestazione di servizi di pagamento. Una ispezione congiunta con la Consob è in corso presso la succursale dell'impresa di investimento inglese».
+ La seconda notizia del giorno: «La grande crisi non ha colpito solo le banche e le borse. Le conseguenze dell'uragano economico-finanziario che ha sconvolto il mondo occidentale si stanno abbattendo anche sulle famiglie e sulle imprese. Per questo, gli istituti di credito devono correre in soccorso dei loro clienti che hanno investito in titoli "avvelenati", devono prestar loro assistenza e fornire informazioni chiare e precise e, soprattutto, non devono lasciarli soli. Un allarme ma anche un appello quello lanciato oggi dal Governatore della Banca d'Italia. È vero, il sistema italiano ha retto ma resta sempre il rischio che la situazione possa peggiorare visto che pure l'Italia paga un prezzo salato anche in termini di minor crescita e maggior esborso per pagare gli interessi sul debito. Situazione che rischia di pesare di più su cittadini e imprese. Per questo Banckitalia lavora insieme alle altre istituzioni per evitare ripercussioni garantendo la liquidità e soprattutto che non si "congeli" il mercato interbancario che garantisce la liquidità alle banche e da qui all'economia del paese. Mario Draghi, in audizione in Senato, ricorda però tutte le "armi" messe in campo dai singoli paesi e in modo concertato a livello europeo. E ribadisce quello che il Governo italiano dice ormai da giorni: "Nessun depositante perderà nulla", con le istituzioni pronte a intervenire di fronte al rischio che la liquidità venga a mancare. La ricetta che il Governatore propone così al Parlamento per il nuovo sistema finanziario è quella del Financial Stability Forum: "Più capitale, meno debito e più regole". Tra queste ultime, in particolare, Draghi annuncia una riforma delle regole sulla trasparenza dall'inizio del prossimo anno e chiede una revisione profonda dello strumento dei derivati. Per quanto riguarda l'economia italiana il Governatore spiega che: "Dopo il calo del Pil nel secondo trimestre i più recenti indicatori confermano segnali negativi per i prossimi trimestri". E aggiunge: "Calano i consumi delle famiglie sotto il peso dell'erosione del reddito disponibile, a causa dell'inflazione e dell'aumento del servizio al debito". C'è però un dato positivo che Draghi sottolinea: il recente calo dell'Euribor che è però "una tranquillità che dura da poco" perchè è successo da pochi giorni. In ogni caso: "Le ripercussioni della crisi vanno ben al di là del sistema bancario. Famiglie e imprese sono colpite sia direttamente, per la perdita di valore dei titoli Lehman che esse detengono, sia indirettamente a causa delle prospettive di una restrizione del redito conseguente alle tensioni finanziarie del momento". Poi rivolto alle banche chiede un intervento deciso a sostegno dei risparmiatori: le banche "devono" assistere prontamente i propri clienti che hanno investito in titoli della galassia Lehman Brother, "non devono lasciarli soli" ma curare i loro interessi, tutelandone in tutti i modi i diritti. Non è possibile chiedere ai singoli risparmiatori di orientarsi in questo intreccio. Gli intermediari (banche, fondi, altre società) che hanno promosso il collocamento dei titoli o che ne curano la custodia non devono lasciarli soli. Devono assistere prontamente ed efficacemente i risparmiatori, ciascuno per le proprie responsabilità, ed essere pronti a compiere nel loro interesse tutte le azioni necessarie a tutelarne i diritti. Tutto questo anche se allo stato attuale "una stima precisa del valore di recupero dei titoli Lehman per i risparmiatori è prematura". Infine Draghi sottolinea che «"l'Italia non esce male da questa crisi anche grazie alle autorità di vigilanza". E "non ci sono interferenze nella gestione della Banca d'Italia da parte dei regolati"».
+ Il commento alle notizie del giorno: Spero che questo sia soltanto l'inizio di una idonea tutela per i risparmiatori italiani che hanno investito in obbligazioni Lehman Brothers.
+ La frase del giorno: «Lei ha un titolo di studio?» (So.).

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 lunedì 20/10/2008: BONTA' FORZATA 
+ Solito viaggio di ritorno verso la Base. Nei pressi di Popoli raggiungo un camion col rimorchio che a causa del solito maledettissimo restringimento di carreggiata mi fa rallentare perché non faccio in tempo per superarlo. A causa della stanchezza che ho addosso da un paio di settimane ci ho messo un pò per caricare il fastidio nei confronti di quel mezzo enorme che mi sono ritrovato di fronte. Nel momento in cui ho inspirato l'ossigeno per caricare una frase da rivolgere a quel rallentatore ambulante noto una scritta fatta a mano sul retro del rimorchio... Mi ci avvicino e leggo: "Io auguro a te il doppio di quello che tu auguri a me". Ecco, che quel camion possa viaggiare in eterno senza fare mai incidenti... :)
+ La frase del giorno: «Non siete dispiaciuti che io vada via?» (Cr.).



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 giovedì 16/10/2008: TUTTI GIU' PER TERRA 
+ La notizia del giorno: «Quali saranno le prossime vittime eccellenti della crisi economica? Per qualche osservatore la risposta sembra già scritta: i mercati emergenti. A far temere il peggio, tuttavia, non è solo il probabile rallentamento del tasso di crescita quanto il sempre meno improbabile rischio default come estrema conseguenza della sfrenata attività di leva finanziaria condotta dalle banche nel momento di espansione della bolla. Lo evidenzia in un editoriale il "Financial Times" portando all'attenzione generale i dati di un indicatore che non mente mai: quello rappresentato dai credit default swaps (CDS). Secondo il quotidiano britannico, osservando l'impennata dei tassi d'interesse sui derivati di "assicurazione" contro il fallimento, sarebbero almeno sei, ad oggi, i Paesi per i quali il rischio default è divenuto più concreto: Islanda, Pakistan, Argentina, Ucraina, Kazakhstan e Turchia. A vivere la situazione peggiore, Islanda a parte forse, è il Pakistan. Nello spazio di pochi giorni l'interesse sui CDS si Islamabad è passato dal 25 al 30% evidenziando un rischio triplo rispetto a quello calcolato a settembre prima del crollo definitivo di Lehman Brothers. Tale situazione, secondo il FT, identifica probabilità di fallimento altissime per tutti questi Paesi: 60% per il Kazakhstan, 80% per Ucraina e Islanda, 85% per l'Argentina e 90% per il Pakistan. Fa parziale eccezione la Turchia il cui rischio default è calcolato oggi al 35%. I costi dei CDS sui bond di Ankara sono calati da 540 a 480 punti base tra venerdì scorso e martedì».
+ Il commento alla notizia del giorno: Chissù quanto ancora durerà l'ondata di danni nel settore economico globale :/

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 mercoledì 15/10/2008: EFFETTO DOMINO 
+ La perla di B. Grillo del giorno: «La cordata per Alitalia sta tagliando la corda. Tutta colpa della crisi internazionale. I 16 salvatori della compagnia di bandiera sono a corto di liquido. Il capofila Roberto Colaninno aveva promesso di versare 150 milioni di euro in CAI, la nuova società. Non i suoi, come consuetudine dai tempi della scalata a Telecom Italia. I soldi contava di prenderli in prestito, come ogni imprenditore italiano che si rispetti. La scelta è stata oculata. La banca che doveva assistere CAI era infatti la Lehman Brothers. Questi portano sfiga... Appena lo hanno saputo a New York la Lehman è fallita dopo essere sopravvissuta anche al 1929 e si è scatenato il panico nelle Borse mondiali. Colaninno sta cercando altri finanziatori, aspettiamo il prossimo nome per toccarci. La nuova Alitalia doveva partire, secondo l'amministratore delegato Corrado Passera di Banca Intesa, il primo novembre. Se partirà l'anno prossimo sarà un miracolo. Ancora adesso non si sa chi dei magnifici 16 si presenterà all'assemblea del 28 ottobre. Potrebbero uscire Aponte, l'Ilva di Emilio Riva e Fossati, ma anche il fondo Clessidra, e pure la Marcegaglia voleva mollare tutto, come ha riportato il Corriere della Sera. Il partner straniero non si sa ancora chi è, quale peso avrà. L'unica cosa chiara è che l'Alitalia è già fallita, che Air One, con cui dovrebbe fondersi, ha una barca di debiti e Banca Intesa, sponsor dell'operazione, è tra le maggiori creditrici di tutte e due. Io sono affascinato da come è stata gestita Alitalia. E' l'uovo di Colombo. Si prende una società fallita per colpa della politica e dei sindacati. La si divide in due parti. Una con tutti i debiti a carico dei contribuenti che viene chiamata: "bad company". E una senza debiti, detta "good company", che si offre a prezzo di realizzo a imprenditori senza soldi (Colaninno), concessionari dello Stato (Benetton) o interessati a EXPO 2015 (Tronchetti). Gente che la potrà rivendere dopo un certo tempo con il dovuto guadagno a una compagnia straniera che entra da subito nel capitale. Un esempio per ogni italiano. Si impacchettano le rate del mutuo, i debiti con i fornitori, le perdite in Borsa e la suocera in una bad company e la si passa allo Stato. Casa, crediti, stipendio, interessi si conferiscono invece a una good company e si riparte come nuovi. Da Banca Intesa fanno sapere che "la cordata è granitica". Mai visto una corda di granito. Una lapide, invece sì».

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 sabato 11/10/2008: BASTAVA DIRE "LI GUARDO" 
+ La notizia del giorno: «Un film porno a settimana. Anziché studiare gli avversari visionando le cassette delle partite, i giocatori del Birmingham si ritrovano tutti insieme per guardare film porno. Funziona? I risultati, per il momento, danno ragione agli erotomani d'oltremanica: 7 vittorie su 10 partite disputate e il comando della classifica. E' stato il difensore Frank Queudrue a rivelare a una rivista francese l'insolita consuetudine adottata dal team, aggiungendo: "Ma non vi preoccupate, lo faccio solo per gli attori". L' ex giocatore del Middlesbrough, felicemente sposato, ha spiegato di aver cominciato a sperimentare questa terapia con alcuni compagni di squadra, ricorrendo a canali criptati. "Lo facciamo per farci due risate" ha spiegato ai giornalisti incuriositi da questa pratica. Ma intanto, ridendo e scherzando, il Birmingham è primo in classifica».
+ Il commento alla notizia del giorno: Che cosa si arriva d inventare per dire che si guardano in film porno :)

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 venerdì 10/10/2008: I COLLEGHI CANADESI CI OSSERVANO 
+ Intorno alle 11 di questa mattina un signore cicciottello si aggirava con fare sospettoso davanti all'ingresso della "mia" filiale. Dopo qualche istante durante il quale lo strano soggetto guardava la bussola, ha deciso di pigiare il bottone ed entrare. La bussola si apre e mi ritrovo davanti un tipo che mi dava l'idea di essere il tipico turista di passaggio, magari che voleva cambiare dei soldi in euro. Il tizio si avvicina, e mi chiede se so parlare l'inglese. Tra me e me pensavo che era proprio quello che immaginavo, un turista che vuole cambiare i soldi. Gli rispondo di sì, ed allora lui fa un sorriso e ci spiega che é canadese, é direttore di una banca con una quarantina di dipendenti ed era curioso di provare la nostra bussola perché in Canada non le hanno, a loro bastano le porte normali (facendo il gesto con le mani). Scoppiamo a ridere e gli spieghiamo che serve per la sicurezza di chi sta dentro la filiale, e lui divertito ci dice che é proprio una bella invenzione per la tutela dei dipendenti. Ci indica la moglie che sorride divertita fuori dalla filiale, lo salutiamo e gli auguriamo di passare una buona vacanza. Ecco, queste sono le visite che preferisco ricevere a lavoro.

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 lunedì 06/10/2008: IL PARADISO SIAMO NOI 



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 domenica 05/10/2008: IL GIORNO DELLA SFIGA APOCALITTICA 
+ Se si conoscono i personaggi questo filmato fa molto ridere :)



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 giovedì 02/10/2008: LA FORTUNA DI QUANDO SI VUOLE PAGARE A RATE 



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 mercoledì 01/10/2008: DI PIETRO DANCE 



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