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 PENSIERI DI AGOSTO 2011 

M0r94n Benvenuti nell'Archivio Blog di M0r94n.

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Avvertenza: per la corretta interpretazione di alcuni "Pensieri di M0r94n" è indispensabile utilizzare il criterio "non tutto è come appare a prima lettura".


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31/08/11  Calcio e palloni, gioie e dolori 
mercoledì  Nervi tesi nel mondo 
+ La prima notizia del giorno: «Non bastassero la quinta sconfitta consecutiva fra campionato e coppa rimediata martedì scorso contro il Southampton nel secondo turno di Carling Cup (3-1 il risultato finale) e il malcontento dei tifosi per le assai poco convincenti prestazioni della squadra, Paolo Di Canio ha deciso di provare a complicarsi la vita da solo, a Swindon, andando a litigare furiosamente con il suo attaccante Leon Clarke nel tunnel che porta agli spogliatoi.
Screzio col preparatore — Stando alla ricostruzione del Daily Express che ha pubblicato anche il video dell’incidente, il tutto sarebbe stato originato da un’animata discussione fra Clarke e il preparatore atletico del club, Claudio Donatelli (qui la sua pagina Twitter). Visti i toni esagitati, Di Canio avrebbe chiesto al giocatore di tornare negli spogliatoi, per continuare l’accesa chiacchierata all’interno, ma l’attaccante non l’avrebbe presa benissimo e avrebbe cominciato a questionare anche con l’allenatore. Risultato: l’ex di Lazio e West Ham, oggi sulla panchina della formazione che milita in League Two, si sarebbe arrabbiato a sua volta e nel concitato parapiglia che ne è seguito avrebbe messo le mani alla gola a Clarke e sono dovuti intervenire gli steward e i dirigenti di Swindon per dividerli.
Il presidente lo difende — Di Canio non ha voluto dire nulla dell’incidente ma, a sorpresa, per tutti ha parlato il presidente Jeremy Wray, che ha subito assicurato che il tecnico resta dov’è. “Se quello che è successo avesse riguardato un altro e non Paolo, non ne staremmo nemmeno parlando – ha detto il presidente di Swindon – ed è davvero ingiusto prendersela con lui e dire che questa cosa avrà ripercussioni sulla sua posizione. E’ stato chiaramente un incidente, ma sarebbe sbagliato dare delle colpe fino a quando non conosciamo tutti i fatti. Leon e il preparatore atletico stavamo questionando dopo la partita e Paolo era preoccupato per questa cosa perché secondo lui certe questioni andrebbero affrontate all’interno dello spogliatoio e ha cercato di farlo capire anche a Leon, spingendolo lungo il tunnel. A quel punto non so cosa sia successo, probabilmente c’è stato un fraintendimento e la situazione è esplosa, complice anche la frustrazione per la partita. Sicuramente l’intera vicenda non è stata gestita al meglio, anche se il tecnico ha cercato giustamente di disinnescarla sul nascere”. Dopo il violento litigio, Clarke si sarebbe rifiutato di entrare negli spogliatoi e, dopo essere stato consolato proprio da Wray a centrocampo, se n’è andato a casa con la maglietta di gioco ancora addosso» (fonte: Gazzetta.it).
+ Il commento alla prima notizia del giorno: Io tifo sempre per gli allenatori, a prescindere.
+ La seconda notizia del giorno: «Il Neuchatel Xamax è allo sbando. Una delle squadre che aveva animato il calcio svizzero negli anni Ottanta (2 titoli e 2 qualificazioni ai quarti della Coppa Uefa) fa ormai parlare di sé solo per le mattane del suo proprietario, il ceceno Bulat Chagaev.
Mezz'ora d'inferno — Sul campo, dopo un inizio di stagione disastroso – tre sconfitte e zero gol segnati – l’arrivo del nuovo tecnico Joaquin Caparros, ex Bilbao, ha rimesso il battello Xamax in rotta di navigazione facendolo risalire in nona posizione, a un punto dalla teorica salvezza. Ma è fuori dal tappeto di gioco che il Neuchatel è una polveriera in continua esplosione. Sabato scorso la goccia che ha fatto traboccare il vaso: i rossoneri dello Xamax pareggiano in casa per 2-2 contro il fanalino di coda Losanna inanellando, comunque, il sesto punto nelle ultime quattro partite. Ma la prestazione non convince il signor Chagaev. L’uomo forte dello Xamax, ed ex vice presidente del Terek di Grozny, fa irruzione negli spogliatoi accompagnato, come sempre, dalla scorta armata e si confronta con toni duri con alcuni dei suoi giocatori. Nel mirino finiscono lo spagnolo Navarro, il brasiliano Bikana, il mozambicano Paito e il centravanti nigeriano Uche, presente all’ultimo Mondiale con la Nigeria. Lo scontro si fa acceso, volano parole grosse, interviene l’allenatore andaluso Caparros e ne nasce un violento alterco con l’uomo forte russo. Ci vuole una buona mezz’ora per far tornare la calma, ma ci vorrà ben di più per ricompattare un ambiente Xamax visibilmente scosso.
Anderson e Galatto — L’episodio dello scorso week-end non è, inoltre, il primo atto di forza di Chagaev. A inizio giugno, infatti, lo staff amministrativo del Neuchatel aveva rassegnato, in massa, le proprie dimissioni in seguito alle accuse di scarsa professionalità ricevute dal proprietario ceceno. E, a fine luglio, tutto il dipartimento tecnico, il direttore sportivo ed ex centravanti Sonny Anderson in primis, era stato licenziato in tronco. Per non parlare del caso, piuttosto ridicolo, del portiere brasiliano Galatto: ingaggiato il venerdì, mandato in campo la domenica pomeriggio e rispedito a casa la domenica sera...
Fuggi fuggi — I giocatori dello Xamax ora hanno paura, temono che le minacce di Chagaev, che è in ottimi rapporti con il controverso primo ministro ceceno Kadyrov, divengano realtà. Alcuni, come il portiere francese Bedenik, vorrebbero tagliare la corda, altri vorrebbero mettersi in malattia. I gruppi di tifosi organizzati, come già avevano fatto gli sponsor qualche mese addietro, si sono defilati e hanno emesso un comunicato nel quale prendono le distanze dagli attuali proprietari. L’operazione “salvezza” diviene per il povero Caparros una missione vieppiù impossibile. Sempre a patto che l’allenatore spagnolo, uno dal curriculum che parla da solo con Siviglia, Depor e Athletic tra le altre, non decida di togliere il disturbo pure lui dall’inferno Xamax» (fonte: Gazzetta.it).
+ Il commento alla seconda notizia del giorno: Mah, tutto sommato un presidente "sanguigno" non fa male... Solo che quando lo é troppo allora sono dolori... per i giocatori :)

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30/08/11  Un appuntamento da non perdere 
mertedì  Feste a casa di vip? No, di più 
+ La notizia del giorno: «L'appuntamento di fine estate dei banchieri centrali a Jackson Hole, nel Wyoming, ha visto negli ultimi dieci anni più di una sfida fra chi diceva che tutto andava bene e chi diceva che si stava solo aggiungendo dinamite e il botto finale sarebbe stato memorabile.
L'intervento più atteso era, venerdì, quello del governatore della Federal Reserve americana, Ben Bernanke, L'anno scorso fu proprio a Jackson Hole, convegno annuale di banchieri centrali, economisti di fama e uomini di finanza organizzato dal 1978 dalla Federal Reserve di Kansas City, che Bernanke lasciò trapelare la scelta di procedere al Qe2, una seconda ondata di "quantitative easing" di acquisto cioè di titoli del Tesoro e altri titoli pubblici da parte della banca centrale creando di fatto moneta. Scattato a gennaio 2011, il Qe2 si è concluso a giugno. Quest'anno Bernanke è stato prodigo di considerazioni generali, ma parco di annunci.
Ma anche se gli interventi di Bernanke, di Jean-Claude Trichet della Bce e di altri governatori restano centrali, sono gli interventi collaterali e le sessioni di lavoro che forniscono spunti interessanti, e rivelatori. Alcune schermaglie del passato, in punta di fioretto, restano memorabili.
Nel 2003 il tema ufficiale era "Monetary policy and Uncertainty: adapting to a Changing Economy" e a guastare la festa furono il capo economista della Banca dei Regolamenti di Basilea (Bri), il canadese William White, e il suo vice, l'italiano Claudio Borio. Come già da anni, la tendenza dominante soprattutto fra gli americani - ma non solo - era di plauso alle politiche della Fed di Alan Greenspan, "il maestro". Ma la Bri, che seguiva piuttosto i precetti di Hyman P. Minsky, convinto che le bolle speculative sono una costante, cantò fuori dal coro. «Si spera - disse White - che non sia necessario un disordinato smaltimento degli eccessi attuali per dimostrare oltre ogni dubbio che ci siamo davvero trovati a percorrere un tracciato pericoloso». Lo smaltimento è ancora in pieno corso. Ma a Jackson Hole White e Borio vennero contraddetti a più voci. Chiedevano di porre un freno alla bolla immobiliare, in sostanza. Lo stresso Bernanke, il discussant del paper White-Borio, Mark Gertler della New York University e molto amico di Bernanke, Frederick Mishkin futuro membro del board della Fed dissero che non c'era nessuna bolla.
Due anni dopo doveva essere l'apoteosi di Greenspan, vicino alla pensione, il tema ufficiale era "The Greenspan Era: Lessons for the Future" e a rovinare la festa fu l'economista indiano Raghuram Rajan, allora capo economista dell'Fmi e oggi alla Booth School of Business dell'Università di Chicago. Il padrone di casa, Tom Hoenig presidente della Fed di Kansas City, aveva posto a Rajan un quesito preciso: lo sviluppo finanziario ha forse reso i mercati più rischiosi? Sì, rispose Rajan, perché una crisi dei derivati può raggelare il mercato interbancario, in una situazione dove nessuno si fida di nessuno. Accadeva tre anni dopo. Ma a Jackson Hole, fra gli altri, fu Lawrence Summers, allora rettore di Harvard, a definire l'analisi di Rajan «elementare, un po' miope e largamente fuori rotta». La finanza innovativa aveva il turbo, disse Summers. Banalità del genere non gli impediranno di diventare, tre anni dopo, stratega-principe dell'economia con Obama.
C'è poi Tom Hoenig, che chiude quest'anno con Jackson Hole 40 anni da banchiere centrale. Il primo ottobre va in pensione, e da tre anni spara a zero contro la politica monetaria, vota contro quando, nel sistema a turni fra le Fed periferiche è fra quanti decidono e non discutono soltanto (aveva il diritto di voto nel 2010), e soprattutto non approva affatto l'assetto bancario uscito dalla riforma Dood-Frank del 2010. Le banche, se hanno grande libertà d'azione, devono poter fallire, sostiene. La riforma, che due giorni fa Bernanke al contrario ha elogiato, crea invece un gruppo di grandi banche che non possono fallire e verranno sempre salvate. Questo è la negazione del capitalismo, dice a chiare lettere Hoenig. Chissà se oggi concludendo i lavori, pur nelle dovute forme da banchiere centrale, qualche messaggio d'addio vorrà lasciarlo» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: Quasi quasi mi dispiace non partecipare all'evento... :)

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29/08/11  Assegni sì o assegni no? 
lunedì  In fondo sono buoni... 
+ La notizia del giorno: «Crociata del Parlamento britannico per salvare l'umile assegno. In un rapporto pubblicato oggi, la Commissione Tesoro critica aspramente la decisione del Payments Council di abolire gli assegni a partire dal 2018 e chiede anzi che vengano ridimensionati i poteri del Consiglio, del quale fanno parte le principali banche del Paese. Tutti gli istituti di credito dovranno scrivere ai loro clienti per rassicurarli che gli assegni continueranno ad essere accettati anche in futuro.
"Il Payments Council è un ente dominato dalle banche e non dovrebbe avere il potere di prendere decisioni unilaterali su argomenti come il futuro degli assegni che sono di importanza vitale per milioni di persone", ha detto Andrew Tyrie, presidente della Commissione Tesoro. I gruppi di tutela dei diritti dei consumatori hanno espresso soddisfazione per la posizione presa dalla Comissione contro il Council.
Il rapporto chiede anche che sia immediatamente ripristinata la carta di garanzia degli assegni fino a 250 sterline, che il Council aveva eliminato in giugno come primo passo verso la graduale eliminazione dell'uso degli assegni. L'abolizione della carta ha creato difficoltà, portando molti negozi e imprese a rifiutarsi di accettare assegni.
Per quanto riguarda le banche la questione è semplice: gli assegni sono molto piú costosi da gestire dei pagamenti online o con carte di credito. Il loro utilizzo è in "declino terminale": é crollato del 70% dal 1990 a oggi e si prevede cali di un altro 40% nei prossimi cinque anni. Le grandi catene di negozi e di supermercati da tempo non accettano piu' gli assegni, troppo facili da falsificare.
Secondo le associazioni dei consumatori sono ancora oltre un miliardo gli assegni in circolazione in Gran Bretagna ogni anno, a dimostrazione di come le piccole e medie imprese, artigiani, enti di beneficenza e associazioni locali li preferiscano ancora ai pagamenti "virtuali". Per le organizzazioni di tutela degli anziani abolirli significa penalizzare chi non sa usare un computer. Inoltre milioni di anziani saranno costretti ad avere piu' contanti in tasca e saranno quindi piu' a rischio di scippi e furti.
Nel dicembre 2009 il Council aveva annunciato l'abolizione degli assegni a partire dal 2018, ma la reazione negativa dell'opinione pubblica ha portato il Parlamento a intervenire.
Quest'estate con la pubblicazione del rapporto della Commissione il Council è stato costretto a fare un'umiliante marcia indietro e assicurare la sopravvivenza degli assegni, in circolazione da 350 anni. "Gli assegni sono stati salvati per ora, ma dobbiamo restare vigili, perché le banche continuano ad avere un incentivo per eliminarli", ha avvertito oggi Tyrie» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: Mah, poveri assegni. Con delle regole più ferree li manterrei in vita, ora come ora non sono malvagi ma c'é qualcosa da cambiare nella loro circolazione. E comunque alle banche il servizio di gestione (sotto ogni punto di vista) degli assegni costa, e non poco, ecco perché farebbero volentieri a meno di loro.

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28/08/11  Finlandia sì o Finlandia no? 
domenica  Pregi e difetti nel terzo millennio 
+ La notizia del giorno: «Nei prossimi giorni dovrà essere esaminato, per ricevere poi l'alt o l'ok da parte dei paesi dell'eurozona, l'accordo bilaterale tra Grecia e Finlandia sulle garanzie che la seconda ha richiesto per partecipare al nuovo pacchetto di aiuti ad Atene.
Secondo Moody's, tutti gli stati membri coinvolti nel salvataggio della Grecia, riuniti in una task force ad hoc che si occupa della messa in atto del secondo piano di assistenza finanziaria al Paese, dovranno valutare se quanto preteso da Helsinki e concesso da Atene sia in linea con gli impegni sottoscritti dai leader dell'Eurogruppo il 21 luglio scorso a Bruxelles. Ma cosa passa per la testa del Governo finlandese, guidato per altro da un partito eurocentrico? Come si giustifica quella che – in un momento in cui l'Europa e il mondo sembrano sull'orlo del precipizio – può sembrare una mossa suicida? Per capirlo forse è utile riflettere sull'unicità della Finlandia.
Helsinki è probabilmente l'unica capitale occidentale in cui non circolino Suv. E non perché il clima, per una volta, non ne giustificherebbe l'utilizzo. L'inverno in Finlandia dura praticamente otto mesi, le strade a partire da metà ottobre sono ghiacciate e i Suv sembrerebbero un'ottima soluzione per muoversi. Ma sono sicuramente una soluzione troppo cara per i finlandesi, che se proprio vogliono fare un'esperienza "da ricchi" possono farsi un giro in taxi, quasi tutti Mercedes o Bmw, uniche auto di lusso in circolazione. Il reddito pro-capite dei finlandesi è di circa 3.400 euro al mese, appena inferiore a quello dei tedeschi, ma l'idea di benessere – e di lusso – sembra essere molto diversa da quella della maggior parte dei Paesi europei.
Helsinki non è l'unica capitale senza Suv, è anche l'unica capitale senza le insegne della moda e del lusso globalizzate (ma a ben guardare italiane e francesi). Nella città dove vivono poco meno di 600mila persone, più del dieci per cento della popolazione totale (5.6 milioni), nella strada del centro più famosa, Pohjaisesplanadi, che per bellezza imperiale ricorda la berlinese Unter den Linden, l'unico negozio che riporta alle strade dello shopping delle altre capitali del mondo è Louis Vuitton. Tra gli italiani, spiccano le insegne del gruppo Max Mara, ma per trovare altri marchi del made in Italy bisogna iniziare una sorta di caccia al tesoro.
È pur vero che i negozi di abbigliamento hanno spesso nomi "italianeggianti", come Veromoda e Ginatricot, restiamo evidentemente il simbolo dello stile, ma i prezzi medi sono molto più bassi e i negozi più grandi con nomi familiari a noi consumatori occidentali appartengono alle catene del fast fashion, H&M e Zara in primis. Per gli alimentari è lo stesso: le insegne della grande distribuzione europea non sono riuscite a colonizzare il Paese, con l'eccesione della tedesca Lidl, che peraltro deve fare i conti con la concorrenza degli hard discount locali, disposti a macchia di leopardo in ogni centro abitato.
La Finlandia è il paese di Alvar Aalto, l'architetto e designer che trovò una sintesi affascinante tra razionalismo e architettura organica, senza mai dimenticare di inserire nelle sue opere gli elementi che considerava rappresentativi e identificativi del suo Paese, a partire dall'utilizzo di materiali naturali. Tutto, a Helsinki, ma anche nell'antica capitale Turku, echeggia di razionalismo "alla finlandese" e di nordica essenzialità. La locale idea di benessere, o se vogliamo di consumismo, ha poco a che vedere con la nostra: si vede da come sono vestite le persone, giovani o vecchie, e da come sono arredati negozi, appartamenti, ristoranti.
C'è tutto quello che serve – comprese connessioni wi-fi gratuite in ogni angolo della città e uffici postali aperti tutti i giorni fino alle 20 - e pure alcune cose che a molti europei possono sembrare superflue, come la sauna: in Finlandia ce ne sono due milioni per 5,6 milioni di abitanti. Manca il superfluo che noi siamo ormai abituati a considerare necessario. In compenso ci sono servizi pubblici efficientissimi e un welfare avvolgente: i cittadini finlandesi hanno diritto a un'istruzione gratuita compresa di libri scolastici fino all'università e ricevono una "paghetta" dallo stato fino al compimento del 17esimo anno.
Il congedo di maternità dura nove mesi. Un periodo in cui le madri ricevono il 100% dello stipendio. Poi possono scegliere di tornare al lavoro o di restare a casa per altri due anni e mezzo, senza essere pagate ma con la garanzia che il posto di lavoro resti loro. Il sistema scolastico è tra i migliori al mondo e lo stesso vale per quello sanitario, praticamente gratuito per tutti. La Finlandia è l'unico paese della terra ad avere istituito un registro delle malattie che hanno colpito ogni singolo suo cittadino a partire dal 1900, una pratica che consente studi statistici ed epidemiologici che in ultima analisi razionalizzano la spesa sanitaria. Tutto questo ha un costo, ovviamente: la pressione fiscale è altissima, ma i finlandesi sembrano aver sottoscritto questo solidissimo patto sociale con grande convinzione.
Lo stato li accudisce e si fida di loro e loro si fidano dello Stato. O viceversa. Non mancano le ombre, trattandosi pur sempre di un consesso umano e non dell'isola di Utopia: la disoccupazione giovanile ad esempio è piu' alta della media europea e i tassi di alcolismo e suicidio anche. Ma in tempi di recessione globalizzata la Finlandia sembra comunque un'isola felice, che vuole difendere la sua diversità e il suo modello – come dimostra l'atteggiamento nei confrontoi della Grecia – e che forse potrebbe insegnare qualcosa a tutti noi.
Nel museo dell'antica Turku (capitale fino al 1812, una città fondata ufficialmente nel 1229 ma dove i primi insediamenti risalgono alla preistoria), si ricorda che nel periodo del suo maggiore sviluppo, tra il 1600 e il 1700, le autorità locali cominciarono a preoccuparsi per l'eccessivo diffondersi di piccoli lussi quotidiani, come il consumo di dolci glassati e l'acquisto di sofisticate carte da gioco o, peggio ancora, di vestiti in tessuti pregiati: "L'economia della città era fiorente, anche grazie alla crescente presenza di mercanti di ogni genere, ma furono prese tutte le misure necessarie per frenare la corsa al consumismo, che si riteneva avrebbe minato la solidità finanziaria di Turku". Che sia una lezione ancora valida?» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: Non so se é una terra da prendere ad esempio, però mi é venuta voglia di visitarla.

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27/08/11  Declassamenti e fraintendimenti 
sabato  Irene & Samuel 
+ La prima notizia del giorno: «(...) Irene ha toccato la costa della Carolina del Nord e marcia verso nord, verso Washington, New York e il New England. Secondo la Croce Rossa 13.000 persone si trovano già nei rifugi di emergenza. L'uragano è stato declassato a categoria 1 (la più bassa su una scala di cinque), i venti soffiano ora a 85 miglia orarie (circa 136 chilometri all'ora), mentre ieri viaggiavano sopra le 100 miglia orarie (oltre 160 chilometri all'ora) (...)» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: Ah ca**ari!!! Mi avete fatto preoccupare più del dovuto!
+ La seconda notizia del giorno: «Il calcio è fatto di messaggi, comunicazione, emozioni forti e tanto, tanto teatro. L’isterismo dello sport più amato d’Italia ci porta a commentare lotte mai sopite tra grandi club che si accusano a vicenda di rubare, scommesse illegali che hanno coinvolto le squadre (quante davvero?) e cifre fuori dal mondo per gli artisti del pallone. Serve stemperare la tensione, sottolineare come i soldi non siano una vera priorità per i calciatori. Niente mercenari, solo amanti della geografia. Lo ha detto anche Samuel Eto’o: “Non sono in Russia per i soldi”.
Questo calcio malato ferisce la buona fede. Il materialismo quotidiano fa si che in molti pensino che solo per soldi Eto’o abbia scelto di vivere per i prossimi tre anni a Mosca per trasferirsi la domenica a Makhachkala, città di 500.000 abitanti nell’estremo sud della Grande Madre Russia. Assurdo. Non basta il contratto più ricco della storia del calcio mondiale per una scelta del genere, è limitativo dare la colpa del trasferimento agli oltre 1.580.000 euro al mese che il camerunense incasserà da oggi. Lo stesso giocatore ha subito lasciato intendere quanto all’origine della sua decisione ci sia l’amore infinito per la cultura Россия, la sua gente, la sua storia, le sue tradizioni: “L’unica cosa della Russia che so è che devo andarci a giocare”. Ecco, appunto.
Una situazione che ricorda da vicino un altro amante degli aspetti fisici e antropici della Terra, Fabio Cannavaro. Lasciando la Juventus per il blasonato club del Al Ahli, affascinato dal progetto di un uomo di calcio storico come lo sceicco Hamdan Bin Muhammad Al Maktum. 3 milioni di motivi all’anno per trasferirsi che però non sono paragonabili all’unica vera ragione per cui Cannavaro ha lasciato l’Italia: “Vivere a Dubai è sempre stato il mio sogno”. Non andarci in vacanza, né passarci un mese: il sogno di Fabio Cannavaro era vivere a Dubai. Con caparbietà, rinunce e sacrifici il capitano degli azzurri campioni del mondo è riuscito a realizzare il suo sogno, una bella storia in un calcio fatto solo di interessi.
Ed è incredibile anche quanti calciatori professionisti abbiano come sogno nel cassetto proprio quello di vivere a Dubai, città splendida, meravigliosa, unica. Al punto da riuscire a conquistare anche il più grande di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, nuovo tecnico dell’Al Wasl, storico club del calcio mondiale reso grande dalla maestria del suo presidente, lo sceicco Ahmed Bin Rashid Al Maktoum. Vivere a Buenos Aires non era sufficiente a scacciare la voglia di Emirati Arabi, la voglia di calcio, la voglia di seguire un sogno» (fonte: Panorama).

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26/08/11  Un tranquillo weekend di paura 
venerdì  Uragano Irene alle porte (americane) 



+ I miss you... ma neanche tanto...
+ La notizia del giorno: «Irene non è ancora arrivata, ma ha già chiesto il conto; molto salato. Quasi 13 miliardi di dollari (di danni), stimano gli esperti. Molto più di quanto fece pagare Gloria, quando nel 1985 bussò alle porte delle case dei milioni di persone che vivono sulla East Coast. Era il 1985 e quello fu l’ultimo grande uragano che flagellò quella zona degli States. Gloria portò via con se la vita di 111 persone. Quante saranno le persone a cadere nel mortale abbraccio di Irene?
I modelli matematici non lo dicono. Affermano però che Irene fa paura. I satelliti della Nasa lo stanno seguendo passo dopo passo. L’uragano ha un diametro di oltre 800 chilometri, pari a un terzo della costa Atlantica degli Stati Uniti: un mostruoso mantello carico di venti che soffiano a decine di chilometri all’ora, di pioggie tempestose e di forte energia, che si sta avvicinando a Washington e New York.
Se e quanto la sua forza sarà distruttiva, dipenderà da diversi fattori. Gli esperti del Centro Nazionale per gli Uragani che ha sede a Miami, hanno detto che Irene potrebbe anche raggiungere la categoria 4, con venti che soffiano fino 250 km l’ora. Nella sua corsa verso il nord, poi però dovrebbe perdere potenza, ma è probabile che quando toccherà la terra sarà ancora potenzialmente molto pericoloso.
Sarà la Carolina del Nord ad essere colpita per prima. Sabato mattina. Local Time.
Evento raro a queste latitudini (come lo è stato il terremoto dell’altro giorno), ma non certo da sottovalutare. Non lo hanno fatto i governatori di Virginia e New Jersey che, insieme a quello di New York, hanno dichiarato lo stato d’emergenza. Non lo ha fatto il sindaco Michael Bloomberg, che ha invitato i suoi concittadini a prepararsi all’arrivo di Irene.
Come in tutti i film catastrofici hollywoodiani che abbiamo visto , anche in questo caso si parte da una deadline: entro sabato mattina alle 8.00 (le 14.00 in Italia), Bloomberg dirà se e quali zone della città è necessario evacuare. Lo scenario più pessimista, prevede che siano 200.000 i newyorkesi costretti a lasciare le loro case. Per ora, aspettando quell’ordine, si preparano, invece, per rimanere sigillati dentro le loro abitazioni in attesa che Irene passi e se ne vada.
In molti supermercati si sono viste lunghe fila di persone che hanno comprato il necessario per sopravvivere diversi giorni; le televisioni e le radio locali continuano a mandare in onda trasmissioni in cui si danno consigli su come affrontare con serenità (!?) la presenza dell’uragano.
Il sindaco Bloomberg ha gà fatto sapere che i grattacieli non sono a rischio crollo, mentre qualche esperto ha suggerito di non farsi trovare nei piani bassi (perché a rischio inondazione) o in quelli troppo alti (perché il vento lì soffia più forte).
Se sarà necessario, la metropolitana si fermerà, cosa che non accade da anni; gli ospedali sono stati già allertati, come sono stati mobilitati tutti gli uomini dei corpi di protezione civile. Stesse scene e stesse disposizioni lungo tutta la Costa Est.
L’arrivo dell’uragano ha fatto rimandare l’inaugurazione del memoriale dedicata a Martin Luther King che avrebbe dovuto essere inaugurato a Washington domenica mattina. Il presidente Barack Obama doveva intervenire alla cerimonia. Gli organizzatori stimavano la presenza di 250.000 persone. Ma Irene ha voluto rovinare la festa» (fonte: Panorama).
+ Il commento alla notizia del giorno: Non sono molto informato di questo avvenimento imminente, però mi inquieta non poco.
+ La frase del giorno: «La FIGC è già pronta: in caso di sciopero per tutta la stagione, lo scudetto 2011/12 andrà a tavolino all'Inter» (R.P.).
+ Il dialogo del giorno:
Cliente: «Ié?».
M0.: «Ié!».

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25/08/11  Lamentarsi per professione 
giovedì  Fumo e chiacchiere 
+ Lamenti, lamenti, lamenti... solo lamenti. Le "persone che si definiscono grandi ma che in realtà sono piccole" predicano bene, dicendo che bisogna rimboccarsi le maniche per poter ottenere risultati ma poi razzolano male non dandosi da fare, fino ad arrivare all'auto-flagellazione, ovvero momenti di lamentela estrema che sembrano interminabili. Le maggior parte delle "persone che si definiscono grandi ma che in realtà sono piccole" hanno una limitata capacità organizzativa per raggiungere gli obiettivi che annunciano ai quattro venti per mesi e mesi, forse per anni, e così alla prima salita si arenano. Da quel momento partono le lamentele, eterne, a voce alta, contro tutti, nessuno escluso. Tu vai per la tua strada? E loro si lamentano che vai troppo per la tua strada. Tu ti preoccupi per loro? E loro se la prendono con te perché non ti fai gli affari tuoi. Tu le tratti come se non fosse successo nulla? E loro ti riprendono perché non tieni conto delle difficoltà che hanno incontrato. Tu le tratti con delicatezza perché rispetti il loro momento di "dolore"? E loro se la prendono perché le tratti come se fossero delle vittime. Non c'é modo di interromperle, non c'é speranza di sedarle: l'obiettivo precedentemente tanto annunciato da queste "persone che si definiscono grandi ma che in realtà sono piccole" passa in secondo piano, tutte le forze (che potrebbero far raggiungere l'obiettivo in poco tempo) sono contemporaneamente concentrate a parlare male di qualcuno, ad esprimere giudizi su altri, a lamentarsi delle difficoltà insormontabili che la vita ci offre... e giù lamentele.
Ebbene, cara "persona che ti definisci grande ma che in realtà sei piccola", a te dirò: é vero, ti disprezzo, e sotto sotto mi fai anche un pò pena. Però sappi che arriverà un giorno nel quale ti renderai conto di tutte le stupidaggini che hai combinato, e solo allora forse capirai che sei tutto fumo, solo fumo. Inutile, fastidioso, penoso, insulso fumo.
+ La frase del giorno: «Cingcent' ieur'» (una cliente).

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24/08/11  Nuova gestione della privacy su Facebook 
mercoledì  Sarà la volta buona? 
+ Sei simpatico come una gomitata data sullo spigolo di uno sportello di cassaforte, che ti colpisce perfettamente sul nervo...
+ La notizia del giorno: «Immagini, profili, luoghi: Facebook amplia gli strumenti per gestire la privacy in modo da capire chi ha accesso alle informazioni personali. Le modifiche riguardano soprattutto i livelli di visibilità e le segnalazioni ("tag"). Saranno disponibili in modo graduale nel mondo a partire dagli Stati Uniti. Ecco cosa cambia.
Livelli di riservatezza - Gli iscritti possono decidere chi può vedere le informazioni pubblicate nei loro profili sul social network, come la città di residenza, senza dover raggiungere ogni volta il pannello generale per controllare la privacy. Sarà un'icona ad abilitare tre gradi di visibilità: "pubblico", "amici" e "personalizzato". Inoltre aumenta il controllo sulle informazioni condivise in tempo reale, come i messaggi per l' "aggiornamento di status" e i link: gli utenti potranno cambiare in ogni occasione se saranno accessibili agli "amici", al "pubblico" oppure in modo "personalizzato". Niente paura se volete restringere la visibilità: sarà possibile modificarla anche dopo aver scritto un post. Ogni utente potrà vedere il proprio profilo anche così come appare agli altri, in modo da avere una migliore percezione di cosa sia accessibile dall'esterno. Una sorta di guida su Facebook mostrerà in dettaglio le opzioni per decidere o chiedere la rimozione di un tag.
Gestire le fotografie - Gli utenti potranno scegliere se accettare di essere segnalati ("taggati") all'interno di un'immagine condivisa nel social network, prima che il tag sia visibile agli altri, come invece accade adesso. Inoltre gli iscritti di Facebook saranno in grado di decidere se vogliono che alle loro foto e ai loro post altre persone aggiungano un tag. Chi partecipa alla rete sociale online potrà associare un tag a chiunque, anche profili o "fan page" che non fanno parte dei suoi contatti.
Segnalazioni dei posti - Finora soltanto chi accedeva a Facebook da un'applicazione software sul cellulare poteva indicare dove si trovava attraverso un messaggio, il "checkin". Con gli aggiornamenti della privacy qualsiasi utente potrà indicare i luoghi con un meccanismo simile ai tag delle fotografie» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: Siamo sicuri che cambi qualcosa? Ad ogni modifica delle impostazioni di privacy corrisponde quasi sempre l'introduzione di qualche nuova funzione che la vìola come prima e più di prima.
+ La frase del giorno: «Cingcent' ieur'» (una cliente).

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23/08/11  Chi controlla il controllore? 
martedì  Agenzie di rating faziose? 
+ La notizia del giorno: «Agenzie di rating in oggettivo conflitto di interesse, responsabili di marketing che "aggiustano" i giudizi degli analisti per "far felice il cliente" ed evitare che si rivolgano alla concorrenza, analisti visti come "piantagrane" e quindi "minacciati" o licenziati se non si adeguano. Questo, in sintesi, tutto il marcio delle agenzie di rating svelato dall'ex vicepresidente di Moody's William J. Harrington, analista per 11 anni. Harrington - riferisce Finanza e Mercati - ha reso pubblica la sua storia attraverso un commento di 78 pagine alla riforma delle agenzie di rating proposta dalla Sec (l'autorità regolatrice di borsa americana). Le confessioni del top manager sono state pubblicate da Business Insider e confermano le accuse che vengono rivolte anche alle rivali S&P e Fitch. Secondo Harrington però, la riforma che sta elaborando la Sec renderà l'integrità dei rating ancora peggiore e la campagna di trasparenza interna adottata da Moody's sarebbe solo "un abbellimento a uso e consumo delle pubbliche relazioni". Ad oggi - riferisce Finanza e Mercati - Moody's non ha denunciato Harrington per calunnia o diffamazione e si è rifiutata di commentare» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: Com'é che questa notizia non mi stupisce per niente?!?

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22/08/11  Anche i ricchi piangono 
lunedì  Forse di meno, ma piangono 
+Con una persona appena rientrata dalle ferie, mai iniziare un discorso con le parole: "Ti insegno che...". Mai.
+ La notizia del giorno: «Si sono presentati in sei, tre giovani russi con le rispettive fidanzate, nel tavolo del privè del Billionaire e hanno stappato più di 90 bottiglie di champagne Cristal, festeggiando fino all’alba, ma poi sono andati via senza pagare il conto di 86 mila euro. È successo qualche notte fa nella nota discoteca della Costa Smeralda di proprietà di Flavio Briatore. Ieri sera l’amministratore del Billionaire è andato in caserma dai carabinieri per presentare una denuncia dopo aver aspettato invano il pagamento del conto. Secondo quanto riferiscono i quotidiani locali sardi, infatti, il tutto è iniziato con una telefonata, giunta da uno dei tanti yacht di lusso ormeggiati in Costa Smeralda, che chiedeva un posto riservato nell’esclusivo privè del Billionaire. I russi bevono e ballano fino a tarda notte, poi al momento del pagamento chiedono al cameriere che il conto venga recapitato in barca al comandante. Ma si trattava di un panfilo charter e sinora nessuno ha ancora pagato il conto» (fonte: IlGiornale.it).
+ Il commento alla notizia del giorno: Ehm no, meglio non commentare... :p
+ La frase del giorno: «Ti insegno che...» (A.C.).

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21/08/11  Nemici-amici 
domenica  Obama vs S&P 
+ Affilo le armi e parto! :)
+ La notizia del giorno: «La guerra del rating, la potremmo definire. Di certo, lo scenario che si è svelato agli occhi del mondo è un pò sconcertante, perchè sembra di assistere a una sorta di resa dei conti tra istutuzioni politiche e finanziarie, a causa dei recenti accadimenti. Un paio di settimane fa, l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato i titoli del debito USA, che hanno perso la tripla A (massimo giudizio), per la prima volta nella loro storia. Adesso, quasi per magica coincidenza, il governo federale americano ha avviato un’indagine, per accertarsi che S&P abbia agito correttamente nel 2008, quando a pochissimi giorni del fallimento di Lehman Brothers e al collasso di tutto il sistema bancario USA, l’agenzia aveva confermato l’ottimo giudizio su una dozzina di “mortgage securities”, i titoli ipotecari, che stavano dietro ai prestiti di mutui. Qualche giorno dopo si scoprirà che quei titoli erano considerati spazzatura, “subprime” nel linguaggio gergale della finanza. Si sa che alcuni dirigenti volevano declassare quei titoli, ma altri manager hanno contravvenuto a tale analisi, confermando il giudizio positivo. Ora, che le agenzie di rating non abbiano avuto e continuino a non mostrare molta trasparenza è del tutto vero. Ma come spiegare che tale indagine viene aperta, guarda caso, solo dopo tre anni dall’accadimento dei fatti, ma a una decina di giorni dall’umiliazione subita dall’America, con la perdita della tripla A, proprio ad opera di S&P? Non è forse girabile al governo americano quanto hanno ironicamente affermato le agenzie di rating sull’Europa: “attaccare le agenzie di rating è come prendersela con il termometro, quando si ha la febbre“?» (fonte: BlogLive.it).
+ Il commento alla notizia del giorno: Stavolta tifo per Obama!

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