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 Allunaggio 1969 

DA ANNI CIRCOLA L'IPOTESI CHE LO STORICO ALLUNAGGIO NON AVVENNE MAI PERCHE' REALIZZATO IN UNO STUDIO TELEVISIVO...

E se la conquista della Luna fosse stato un bluff? Sì, insomma, se non fosse mai avvenuta? Se si fosse trattato di una colossale truffa ai danni del mondo? Dalla pubblicazione del libro dell'ex ingegnere-costruttore di razzi Apollo Bill Kaysing Non siamo mai andati sulla Luna, che ispirò tra l'altro il film Capricorn one, sono trascorsi quattordici anni, ma il sospetto che le missioni lunari statunitensi siano state soltanto una spudorata messinscena del costo di trenta miliardi di dollari non è mai stato cancellato con sufficiente credibilità. Al contrario, in tutto questo periodo hanno continuato ad emergere testimonianze, curiose coincidenze e sospetti che hanno alimentato le polveri della polemica al punto da costringere la Nasa a uscire per la prima volta allo scoperto ed a stanziare un fondo di oltre 15.000 euro per avviare, contro quella che ormai è definita "la teoria del complotto", una campagna di propaganda e tentare di smontare, pezzo dopo pezzo, quelle che fino a ieri erano considerate solo farneticazioni di un gruppo di scalmanati detrattori. Davanti a questa iniziativa senza precedenti, intrapresa dall'Ente spaziale americano, studiosi, tecnici e uomini di scienza si sono subito divisi. Gran parte degli esperti sostiene che sarebbe stato meglio continuare a ignorare le critiche per non dare importanza agli increduli ma un fatto nuovo ha determinato l'inversione di rotta della Nasa.
La situazione è infatti precipitata dopo che, nel corso di un dibattito pubblico, l'ex astronauta Buzz Aldrin, il secondo uomo sulla Luna, si è azzuffato con un suo accusatore che gli chiedeva di confermare la sua missione lunare giurando sulla Bibbia. Quindici anni di sistematiche critiche e il maturare, nel 10% degli americani, della convinzione che quelle missioni non furono mai effettuate realmente, sono le altre concause di questa campagna tesa a dimostrare che sulla Luna gli astronauti ci sono andati davvero. Per guidare questo grande spot promozionale la Nasa ha assunto un ex ingegnere James E. Oberg, con il compito di far cambiare idea agli scettici. Ma quali sono le prove che i "cospiratori", come vengono definiti nel sito aperto dalla Nasa, adducono a sostegno della loro teoria sulla falsa conquista della Luna? Alla vigilia dei suoi ottant'anni Bill Kaysing il capostipite degli scettici è categorico: "Quando Neil Armstrong scese da quella scaletta stava in realtà posando il piede su un palcoscenico, coperto di polvere, all'interno di un segretissimo studio televisivo nel deserto del Nevada". Non è tutto. L'ex capo delle pubblicazioni tecniche per il Dipartimento di Ricerca di Rocketdyne, dal 1956 al 1963, sostiene che i tecnici Nasa non solo falsificarono la prima storica passeggiata ma tutti e sei gli allunaggi.
"La Nasa non avrebbe mai potuto portare astronauti sulla Luna" sostiene Kaysing "e tutti lo sapevano al Pentagono. Uno studio di fattibilità sull'impresa aveva dato come probabilità di successo lo 0,0017%. Un risultato non proprio incoraggiante appesantito dal bilancio drammatico dell'incidente del 1967 in cui tre astronauti finirono carbonizzati in un incendio divampato sulla rampa di lancio". "Curiosamente però", osserva Kaysing, "appena due anni più tardi la Nasa e il Pentagono, uniti nella battaglia tecnologica contro l'Unione Sovietica, diffusero la notizia che l'America era pronta a raggiungere la Luna e a toccarne il suolo con una navicella, facendo poi tornare sano e salvo sulla Terra l'equipaggio".
In ogni caso se la Nasa arrivò a falsificare l'allunaggio del 1969 lo fece nel momento più adatto. I progressi tecnici raggiunti all'epoca dalla tv, con l'ausilio dei satelliti, permisero per la prima volta di seguire dal vivo un'avventura di siffatta importanza. E su questo fronte, a sostegno delle teorie di Bill Kaysing, si allineano altri due autorevoli scienziati, nonchè autori di pubblicazioni tecniche: David Percy e Bill Brian. "Le foto, gli stessi filmati" sostengono "sono soltanto gli indizi di una truffa senza precedenti".
"Pensate che davvero ci sia stato qualcuno in grado di simulare la partenza del razzo dalla rampa di lancio di Cape Kennedy davanti a migliaia di spettatori e poi di mandare in onda le rocce lunari, la capsula con gli astronauti che torna a terra felicemente?" si legge nel sito realizzato dalla Nasa per ristabilire la verità.
Kaysing e i suoi alleati ribattono: "non è stato poi così difficile orchestrare quelle messinscene. I razzi partivano regolarmente con gli astronauti a bordo, ma appena rimaneva senza ossigeno la navicella deviava la sua rotta verso il Polo Sud e finiva in mare dopo aver espulso l'equipaggio. In un secondo momento gli astronauti e il modulo di comando venivano caricati su un aereo militare e lanciati nel Pacifico per essere poi ufficilamente recuperati, in diretta tv, da una portaerei. Non erano molte le persone del progetto Apollo al corrente delle frodi, visto che tutti ricevevano informazioni solo sullo stretto necessario di loro competenza. Quanto ai pochi depositari della verità, sono stati ben ricompensati negli anni per il loro silenzio".
Resta un altro dubbio. La simulazione dell'assenza di gravità? E' uno status che non può certo venir riprodotto con dei trucchi, puntualizzano le fonti ufficiali della Nasa.
"Fandonie", replica Dennis Muren, che ha vinto il maggior numero di Oscar per gli effetti visivi. "Già all'epoca infatti l'effetto galleggiamento, tipico dell'assenza di gravità si poteva ottenere usando bracci idraulici e fili metallici sottili".
Tutto finto o tutto vero dunque? Forse è il caso di ascoltare le repliche della Nasa. E per il resto, basta prenderla con l'ironia tipica di un fuoriclasse della fantasia come James Bond. Che nel film Una cascata di diamanti del 1971 si ritrova all'interno di un set cinematografico allestito nel Nevada. Un set dove tutto sembra vero: dalle rocce lunari alla navicella spaziale. E lui, 007, senza farsi troppe domande, in quel set ci si avventura. Con la disinvoltura e il coraggio di sempre. Perché ogni sogno merita di essere preso con serietà.


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