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 PENSIERI DI SETTEMBRE 2010 

M0r94n Benvenuti nell'Archivio Blog di M0r94n.

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Avvertenza: per la corretta interpretazione di alcuni "Pensieri di M0r94n" è indispensabile utilizzare il criterio "non tutto è come appare a prima lettura".


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29/09/10  Il povero 
mercoledì  E' normale 



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23/09/10  Tre fesse su Facebook 
giovedì  Gente che se le cerca 
+ La notizia del giorno: «Tre dipendenti di un'associazione di difesa delle donne vittime di violenze coniugali, Sos Femmes, sono state licenziate per colpa grave dopo aver scambiato su Facebook opinioni sul loro datore di lavoro ritenuti "insultanti, diffamatorie e minacciose". L'episodio si è verificato a Périgueux, cittadina di 30.000 abitanti in Dordogna, e riapre, non solo in Francia, il dibattito sui confini della privacy. Da un lato ci sono le ragioni delle tre donne, che rivendicano il diritto alla libertà di espressione. Tanto più che il dialogo su Facebook era limitato agli amici, e infatti non è chiarissimo come i testi siano finiti sul tavolo della direzione di Sos Femmes, a meno di una probabile spiata che però le tre escludono. Il ricorso contro il licenziamento parla quindi di "intercettazione illecita di una comunicazione privata". Dall'altro lato il datore di lavoro si muove apparentemente in difesa della comunità aziendale, accusando le tre dipendenti di aver espresso giudizi tali da creare "oggettive tensioni all'interno dell'impresa", rendendo impossibile la prosecuzione del rapporto contrattuale. In mezzo c'è la magistratura. Che, dopo il fallimento di un'udienza conciliatrice tra le parti, si pronuncerà il 14 marzo prossimo. Con una sentenza destinata comunque a far rumore. E a rappresentare un importante precedente» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: Sì, vabé, ma se scrivete certe cose su Facebook siete fesse! E pure tanto!

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22/09/10  Una giornata di m***a 
mercoledì  Ma é normale 



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20/09/10  L'economia norvegese 
lunedì  Continuo a studiare 
+ Sto cercando ancora di capire come "funziona" la Norvegia. Economia, lavoro, gente... lì mi é apparso tutto preciso, eppure secondo me da qualche parte deve esserci la "fregatura". Ho appena fatto una rapida ricerca ed é emerso un ritratto abbastanza curioso della loro economia. Devo approfondire meglio... forse non mi tornano i conti perché ho visto la loro capitale, e magari tutto il resto del paese sta indietro.
+ La ricerca del giorno: «Grazie alle risorse naturali, sopratutto petrolio e gas, l`economia norvegese prospera per quanto riguarda conti pubblici. La Norvegia è tra i primi esportatori di petrolio e gas del mondo, ma l`economia è anche basata sulla pesca, lavorazione di prodotti ittici e anche forestali. Importante è anche il settore idroelettrico. L`industria è basata intorno alla metallurgia e la chimica, e il Paese è uno dei primi produttori del mondo di alluminio. Nonostante ciò l`industria spesso si è trovata in difficultà a causa del cambio monetario con l`estero e gli stipendi norvegesi alti. Purtroppo anche le tasse sono alte... Le condizioni lavorative nel settore primario, per pescatori e contadini, sono anche diventate più difficili a causa delle liberalizzazioni e importazioni. La pesca è in buona parte praticata su basi individuali e largamente sovvenzionata dallo Stato. Per quanto riguarda l`agricoltura, cirka 70% del territorio è incolto e improduttivo, ma viene comunque considerata importante per evitare migrazioni per le città. Il turismo è ancora un settore da sviluppare, ma sono stati fatti tanti progressi negli ultimi anni. Il problema è il costo di vita molto alto rispetto ai budget del turista medio. Ma ci sono numerose alternative economiche sia per alloggiamento che ristorazione. Vi consigliamo di usare i supermercati economici e portare dei panini prima di uscire. Lo stato ha, insieme al sindacato LO, tradizionalmente avuto un ruolo molto forte nell`economia. Dagli anni 90 ci sono state liberalizzazioni parziali con la vedità dalla parte dello stato di quote azionarie nelle compagnie statali. Lo stato rimane comunque in controllo. Economicamente la Norvegia ha buoni legami con l`Unione Europea tramite la Cooperazione Economica Europea, il che significa un flusso quasi libero di merci e servizi. La Norvegia ha comunque escluso il settore primario dagli accordi per proteggere la pesca e l`agricoltura» (fonte: FerieNorvegia.no).

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18/09/10  Gap-year per tutti? No grazie! 
sabato  Rimedio, non soluzione 
+ La notizia del giorno: «"Cosa penso di un curriculum dove tra le referenze c'è un gap year? Tutto il bene possibile". Mario D'Ambrosio, presidente dell'Associazione italiana per la direzione del personale, non ha dubbi. Il "gap-year" o "anno off", vale a dire l'anno di pausa (itinerante) prima della scelta dell'università o dell'ingresso nel mondo del lavoro, è un punto in più. Invece della corsa affannata verso la conquista del posto di lavoro, più o meno sicuro, meglio un percorso ponderato, talvolta con una sosta di riflessione. Quello che da sempre accade nei paesi anglosassoni, dove i 18 anni coincidono con un viaggio che arricchirà il patrimonio culturale e umano, ora si fa strada anche in Italia. L'incertezza sul percorso di studi da seguire e le scarse prospettive di impiego hanno trasformato il vecchio momento di "crisi", visto finora come una perdita di tempo, in un'opportunità. "Il gap-year ora è un'occasione per fare luce sui progetti futuri", ha commentato sul British Sunday la presidente dell'Ucas (il servizio britannico di ammissioni delle università) Mary Curnock Cook. Se da una parte sopravvive il mito dell'anno sabbatico del divertimento, come riferisce il Guardian che liquida il gap-year come una faccenda da ragazzini tra "sole, spiaggia e sangria", dall'altra si affaccia la voglia di "capitalizzare". A prescindere dall'età. Per Erica Facchini, pavese, 22 anni, il momento "X" è arrivato a fine 2007. "Avevo provato il test d'ingresso alla facoltà di Architettura di Roma, solo 200 posti disponibili. Mi ero piazzata al 292°. Mi sono detta: e ora che faccio, rimango ad aspettare il test del prossimo anno?". Con l'aiuto dei genitori ha racimolato i soldi necessari per trasferirsi un anno a Londra, con l'obiettivo di "responsabilizzarsi e imparare bene l'inglese". Duemila euro per cominciare, poi è arrivato un lavoro da commessa. Qualche mese dopo l'illuminazione. "Ho deciso di tentare il test d'ammissione per la Saint Martin School". Ora Erica vive a Londra ed è un'allieva della scuola di design più prestigiosa del Regno Unito. "Il mio gap-year mi ha cambiato le prospettive e la vita. Sogno di specializzarmi in America". Antonio Zimone, 33 anni, insegnante di italiano all'Istituto di Cultura italiana a Hong Kong, si è preso più di una pausa. La prima a 18 anni, meta Strasburgo. "Volevo annusare l'atmosfera del Parlamento europeo, sognavo di fare il diplomatico". Un anno importante, dove ha imparato il francese, una delle cinque lingue parlate insieme a inglese, spagnolo, mandarino e cantonese. Tornato a Napoli, la sua città, si è iscritto all'Istituto Universitario Orientale dove nel 2004 si è laureato in scienze politiche e lingua cinese. "Il gap-year ti cambia, entri in una prospettiva diversa che ti porta a replicare l'esperienza". Lui l'ha ripetuta subito dopo la laurea, dopo aver compreso le difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro italiano. "Ho colto al volo un piccolo stage a Canton per perfezionare la lingua, è finita che sono rimasto in Oriente". Tanti siti raccontano, meglio di ogni discorso, il fenomeno. "Year Out" è uno dei più contattati. "Ogni anno circa 160 mila studenti inglesi si prendono il loro anno prima scegliere l'Università giusta" dice il presidente Richard Oliver. Piccoli sportelli di "pronto-intervento" che aiutano, se non si vuole andare troppo allo sbaraglio, a organizzare la trasferta. In Italia il Cts Education (www.ctseducation.com) propone il pacchetto "work & travel" per ragazzi dai 18 ai 35 anni. "Le famiglie così sono più tranquille, soprattutto se si tratta di ragazzi molto giovani", dice Riccardo Caserini, 39 anni, autore del libro "Mollo tutto e parto!" (Vallardi), un compendio su cosa significa organizzare un "gap-year". Il suo anno di pausa Caserini, ex bocconiano, se l'è preso a 27 anni quando era già assunto a tempo indeterminato in una banca. "La sera mi dicevo: è proprio questo quello che voglio?". S'è licenziato ed è partito per la California. Consumato il mito della West Coast, è approdato a Londra, per poi tornare in Italia (oggi lavora nelle risorse umane di un'azienda olandese). "A qualsiasi età venga fatto, il gap year ti insegna sempre qualcosa. A diciotto anni però è quasi un ingresso nell'età adulta, quel passaggio che un tempo veniva scandito dalla leva militare. Quando sei da solo in giro per il mondo non te la racconti più, sei costretto a fare i conti con te stesso". Il suo libro trabocca di consigli pratici, dal capitolo "Saper partire" (con i sottocapitoli "Non è per tutti" e "Alla mia età, ormai...") a quello "Organizzare il viaggio" (con i sottocapitoli "Dove dormire" e persino "Lo zaino"). All'idea del vademecum per i gappers ci ha già pensato la Lonely Planet con la guida "The gap year book" (in ristampa), dove si possono trovare suggerimenti di tutti i tipi, dalla compagnia ideale per la partenza ("con fidanzato o senza?") all'abbigliamento adatto all'impresa. Il business in qualche modo è già partito: basta dare un'occhiata al sito www.gapyear.com per vedere che chi vuole può mettersi in viaggio con lo zaino multiscomparto o gli occhiali con lenti polarizzate. Dall'altra parte del tavolo, l'idea è vista di buon occhio. A patto che il "gap-year" coincida con un percorso cosciente. "L'esperienza è una cosa importante, ma continuo ad avere una grande stima dello studio. Credo che i ragazzi oggi siano più digiuni di sapere che di nozioni acquisite sul campo: a 18 anni hanno già partecipato a cinque raduni e preso svariati aerei", dice il sociologo Domenico De Masi. Diverso il discorso se a scegliere l'anno di pausa è un neolaureato (spesso neodisoccupato). "Se a 25 anni ci si ritrova con mamma e papà in una casa dove la mattina la sveglia suona per tutti tranne che per il figlio, partire è una buona soluzione. Del resto i genitori pur di non dover dire "mio figlio è disoccupato" sono disposti a pagare master e viaggi a oltranza". A 18 come a 25, il valore aggiunto è avere un percorso tracciato. "Un conto era il Grand Tour di Goethe, un altro è il viaggio senza meta in giro per il mondo. La consapevolezza di ciò che si sta vedendo è fondamentale. Bertrand Russell diceva che da quando aveva scoperto che le pesche, dalla Cina, erano arrivate in Italia passando per la Persia, gli sembravano più buone e più dolci. L'esperienza quando è condita dal sapere è più piacevole"» (fonte: Corriere della Sera).
+ Il commento alla notizia del giorno: Mah... a prima lettura penso che se incontro un tizio che si é fatto un gap-year non mi dà una buona impressione. Alla seconda lettura ho preso la convinzione che chi si fa il gap-year forse ha un pò di confusione. Non é una colpa rifugiarsi in un gap-year, ma dovrebbe farlo soltanto chi ha confusione e non generalizzare il discorso facendolo sembrare quasi "necessario". Molte persone sono in grado di capire da sole cosa vogliono fare "da grandi", e queste secondo me dovrebbero essere privilegiate rispetto ai "gappisti".

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17/09/10  Proposte e provocazioni 
venerdì  Auguri Ryanair 
+ La notizia del giorno: «Voli a corto raggio senza toilette o con toilette a pagamento sul lungo raggio, posti in piedi a bordo. E il secondo pilota? Potrebbe aiutare a servire drink. In fondo per Michael O'Leary, amministratore delegato di Ryanair, è solo una questione di abitudini, basta cambiarle. "Prima che mettessimo la tassa sul bagaglio da stiva" - ha spiegato nel corso di una conferenza stampa per festeggiare i 25 milioni di passeggeri transitati per l'aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) -" l'85% dei nostri passeggeri viaggiava con più di un bagaglio. Ora sono scesi al 25 per cento". E per le toilette dice: "Non c'è tutta questa necessità per i passeggeri di recarsi alla toilette durante i voli anche perchè la maggior parte sono a corto raggio". Le parole sui piloti-steward "non meritano un commento", afferma Andrea Boiardi, responsabile del dipartimento tecnico dell'Ipa (Italian pilots association). È un "atteggiamento offensivo" - aggiunge - "assolutamente distante dalla realtà, per sminuire la professionalità dei piloti di linea, che fanno un addestramento di anni. È una nuova messa in scena solo per propaganda, senza nessun fondamento sostanziale". Innanzitutto, spiega "ci sarebbe un problema di sicurezza. Anche con la moderne tecnologie i sistemi sono talmente complessi che servono due piloti, sia per la struttura della cabina di pilotaggio sia perchè, in un'eventuale avaria, è indispensabile la presenza di un pilota che guida e di uno che risolve il problema". Una opinione ben diversa da quella di O'Leary. "Due piloti andavano bene negli anni Cinquanta" - ha detto il ceo di Ryanair - "quando guidare un aereo era difficile. Oggi i piloti salgono, schiacciano un bottone e poi non fanno più niente, quindi non vedo perchè i secondo pilota non possa dare una mano a servire i drink o vendere i panini. Non capisco", - dice - "a cosa serva in un volo di due ore, avere due piloti che stanno lì seduti tutto il tempo a leggere il giornale". Poi passa alla proposta delle toilette a pagamento a bordo. "I nostri sono dei suggerimenti per abbassare le tariffe" - ha sottolineato l'ad - "una toilette in meno significa abbassare la tariffa del 5% e aggiungere il numero di posti sugli aeromobili. Potremmo anche devolvere i ricavi del pagamento della toilette a un ente di beneficenza, lo facciamo solo per diminuire le tariffe. Noi siamo sempre alla ricerca di mezzi per ridurre i costi sui voli. Al contrario di Alitalia che quando non è in sciopero pensa solo a modi per alzare le tariffe". Segue il progetto dei posti in piedi a bordo. "È un progetto reale a cui stiamo pensando ma è più facile realizzare quello della diminuzione del numero di toilette piuttosto che questo dei posti in piedi perchè è più difficile ottenere i permessi". O'Leary non ha risparmiato le stoccate all'ex compagnia di bandiera del nostro Paese, sostenendo che "Alitalia può sopravvivere solo come sussidiaria di Air France, diventerà più piccola e perderà sia traffico interno che di medio raggio" diventando, ha ribadito "a tutti gli effetti una sussidiaria di Air France". Alitalia, ha subito risposto il direttore dell'operativo della compagnia, Giancarlo Schisano, "non fa competizione" con Ryanair, che "è un concorrente come gli altri e non un nostro modello di riferimento". Schisano ha sottolineato che la crescita del numero dei passeggeri nei mesi di giugno, luglio e agosto per Alitalia "è stata a due cifre, oltre il 10%" e che la compagnia conta "di arrivare oltre 23 milioni di passeggeri" entro la fine dell'anno. La querelle tra il fisco italiano e Ryanair "è un malinteso", ha detto il ceo della società. Secondo la Gdf la compagnia irlandese è accusata di evasione per 350 milioni di euro dal 2005 al 2009. Ryanair "non evade le tasse, ma le paga nel Paese dove ha sede, ovvero in Irlanda, secondo la normativa Ue sui lavoratori del settore dei trasporti". Ad ogni modo, ha specificato O'Leary "se ci dicono che i nostri dipendenti devono pagare le tasse in Italia lo faranno in Italia". Ryanair, infine, ha celebrato oggi il centomilionesimo passeggero trasportato in Italia e, per l'occasione, ha annunciato l'apertura di una nuova tratta da Roma-Ciampino a Rodi, da dicembre. Dal 1998 a oggi ha aperto 10 basi in Italia, e attualmente serve 330 rotte, interne e verso l'estero, da 23 aeroporti. Nel 2010 ha già aperto 116 nuove rotte, di cui 17 interne. E per il 2011 annuncia di essere in trattativa con alcuni aeroporti italiani del sud per inaugurare nuove tratte. La compagnia low cost irlandese ha attualmente 44 basi in 27 Paesi, e serve oltre 1.100 rotte, con una flotta di 250 velivoli Boeing 737-800. Nel 2009 ha trasportato 66 milioni di passeggeri, con un aumento del 13% rispetto all'anno precedente, e per il 2010 si aspetta di arrivare a quota 73,5 milioni» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: Mah... sono andato e tornato da Oslo e non ho toccato per niente il bagno dell'aereo. Secondo me il discorso dei bagni a pagamento o della loro parziale eliminazione non fa una piega. La proposta di "spostare" il secondo pilota invece mi sa di provocazione per farsi un pò di pubblicità. Vecchia volpe ;)

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16/09/10  Ciak, azione! 
giovedì  Partita farsa 
+ La notizia del giorno: «"Un po' scarsini questi giocatori del Togo", devono aver pensato gli spettatori che hanno assistito all'amichevole di Manama col Bahrain. La nazionale di casa si è imposta 3-0 in una partita pianificata per preparare i prossimi incontri ufficiali, surclassando gli avversari africani in modo evidente. Talmente palese da destare qualche sospetto, fino a spingere la federcalcio locale a effettuare delle verifiche. Che hanno portato alla comica verità: la selezione di Hickersberger non aveva affatto vinto contro la vera nazionale del Togo, bensì contro un gruppo di ragazzi ingaggiati chissà dove da un non meglio precisato "impresario", che tra l'altro parrebbe regolarmente registrato alla Fifa.
Divise ufficiali e inni — La vicenda, riferita dal sito della televisione satellitare Al Arabiyya, ha contorni grotteschi, perché il Togo aveva disputato il giorno prima una gara ufficiale contro il Botswana nella fase di qualificazione alla Coppa d'Africa e i calciatori, dopo l'incontro, avevano fatto rientro nei rispettivi club di appartenenza. Improbabile, dunque, che gli undici africani che si sono presentati in campo a Manama, con tanto di divise ufficiali e di inni nazionali in sottofondo, fossero i veri nazionali togolesi. Sconcerto (e molta ingenuità) nella federcalcio del Bahrain, che voleva offrire ai suoi giocatori l'occasione di preparare il torneo dell'Asia occidentale, in Giordania, la Coppa del Golfo (dal 22 novembre nello Yemen) e la Coppa delle Nazioni Asiatiche (in gennaio, in Qatar).
Recidivi — La federazione togolese, dal canto suo, ha espresso sdegno per quel che è accaduto, promettendo una rigorosa inchiesta per bocca del ministro per lo sport, Christophe Tchao. Ma chissà se servirà davvero di lezione al Bahrain, perché non è la prima volta che la nazionale del Bahrain incappa in episodi del genere. Già nel 2006, in preparazione delle qualificazioni al Mondiale, gli asiatici avevano giocato un incontro contro quella che si riteneva essere la nazionale di Panama e che, invece, come fu accertato successivamente, era una selezione di giocatori di secondo piano del Paese centroamericano» (fonte: Gazzetta.it).
+ Il commento alla notizia del giorno: Ahahahah!

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15/09/10  Questione di equipaggiamento 
mercoledì  Norvegia salata... 



+ Oggi pomeriggio, guardando uno scontrino dei giorni scorsi poggiato sul mio tavolo, ho scoperto che in Norvegia l'MVA (ovvero l'Iva norvegese) é del 25%... Cioé, non bastano già i prezzi più alti del mondo, pure l'Iva é più alta!!!
+ La notizia del giorno: «Gli uomini sono avvisati. Guardare il décolleté di una bella donna potrebbe rivelarsi una sana abitudine. Una ricerca tedesca pubblicata sulle pagine del New England Journal of Medicine ha scoperto che guardare i seni delle donne allunga la vita. E non di poco: almeno cinque gli anni in più. Ne è convinto Karen Weatherby, geriatra e autore di questa inusuale ricerca che ha dichiarato: 'Guardare per appena 10 minuti al giorno una donna ben equipaggiata, tipo Pamela Anderson di Baywatch, è equivalente ad un work-out aerobico di 30 minuti'. Il motivo è presto spiegato: tra i 100 soggetti di sesso maschile 'costretti' per cinque anni ad ammirare quotidianamente delle donne prosperose si è notato, rispetto ai 100 che si sono dovute astenere dal farlo, una pressione sanguigna più bassa, una frequenza cardiaca a riposo più bassa ed una diminuzione del rischio di una malattia coronarica. Da qui la conclusione secondo Weatherby che 'l’eccitamento sessuale fa pompare di più il cuore e migliora la circolazione sanguigna e ciò dimezza il rischio di attacco di cuore e di ictus'. Ed è proprio per questo motivo che, sempre secondo Weatherby, gli uomini oltre i quaranta anni dovrebbero spendere almeno 10 minuti al giorno guardando seni almeno di terza taglia poiché 'crediamo che facendo costantemente così, l’uomo medio possa prolungare la sua vita di quattro o cinque anni'» (fonte: ScuolaZoo).
+ Il commento alla notizia del giorno: Non mi stupisce tanto il contenuto della notizia, quanto il finanziatore della ricerca effettuata. Cioé, hanno speso dei soldi per studiare questa cosa!

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14/09/10  Oslo holidays - parte 4 
martedì  Si ritorna a casa 
+ Risveglio traumatico alle 4:45. Dopo aver concordato l'orario di risveglio in 7 persone, questa mattina suona soltanto 1 sveglia su 2 (la mia!), e mentre si realizza l'idea che bisogna andar via qualcuno bussa alla porta dicendo che ci aspettano sotto... Neanche quando mi sveglio tardi per andare a lavoro mi agito così tanto. Per fortuna abbiamo avuto la brillante idea di sistemare le valige ieri, perché altrimenti stamattina avremmo dimenticato sicuramente qualcosa.
La riconsegna della chiave "crivellata" rappresenta il momento del distacco definitivo: le valige in mano con le luci gialle della hall al primo piano mi fanno capire che abbiamo messo alle spalle la "vacanza" ed ora inizia l' "avventura" per trovare/prendere i mezzi che ci faranno tornare a Chieti.
L'avventura ha subito inizio: alle 5:30 ad Oslo é ancora notte, pioviggina e ci dirigiamo verso la megastazionetuttofare a piedi per evitare ritardi o "sòle" dei bus locali, visto l'orario. La pioggerellina ci costringe ad indossare il cappuccio dei giubbini, quel tanto per farci sudare ancora di più per via dell'altissima velocità scandita dal passo di Luca & Giulia, nonostante il perfetto orario e la strada percorsa che é deserta ed in discesa (a parte un paio di sbandati incontrati nei pressi della cattedrale).
Dopo diverse maledizioni indirizzate verso i mezzi pubblici locali, riusciamo ad arrivare nella stazione nel giro di 15-20 minuti. Giusto il tempo di guardare tutti i monitor col naso all'in sù per cercare il bus che ci serve per tornare a Torp, che a prima vista sembra partire alle 6:20. Io e Stefano però siamo attratti da un altro monitor sul quale notiamo un altro bus diretto a Torp che parte alle 6 in punto: qualche secondo di valutazione collettiva, e decidiamo che forse sia più indicato prendere quest'ultimo per evitare rischi.
Dopo la solita "accoglienza" turistica dell'autista di bus di turno che per far spostare una persona sul marciapiede suona il clacson anziché lampeggiare (oggi guidava un tizio di 150 chili con la simpatia e soprattutto la voce di un orso), ripercorriamo il tratto Oslo-Torp con la solita cornice di erba bagnata, fari accesi, guardrail autostradali fatti di corda, mucche al pascolo ed insegne di centri commerciali, senza vedere praticamente mai il sole.
Arriviamo in aeroporto con largo anticipo, pertanto cogliamo l'occasione di fare colazione nel migliore dei modi. I cartelli che invitano a fare acquisti perché si tratta di una zona senza imposizione fiscale si sprecano, ma se guardi i prezzi ti accorgi che paghi tanto quanto se ti trovassi nel centro di Oslo. La colazione prosciuga gran parte delle corone rimaste in tasca (a chi ne aveva!), e se avanza qualcosa ci pensa Daniela a togliere il pensiero di dover cambiare i soldi in Italia, smaltendo tutto con l'acquisto di souvenir simpatici che non avevamo visto in altre occasioni.
L'aereo arriva con un leggero ritardo, ma avendo lo stomaco pieno e le tasche vuote non ce la prendiamo e facciamo la fila tranquillamente. Il volo rappresenta una specie di anticipo di ritorno in Italia: si risentono persone che parlano la nostra lingua fluidamente, e nel momento in cui si prende quota rivediamo il sole. Con questi due elementi capisco che effettivamente abbiamo lasciato la Norvegia. Durante il volo cerco costantemente di guardare sotto di noi, ma le nuvole oggi sono onnipresenti da Torp fino a quasi tutta la Germania. Decido quindi di capitalizzare al meglio questa occasione per appoggiare la fronte sul bordo del finestrino e cercare di abbronzare un pò il viso, grazie ai raggi solari un pò più potenti che arrivano in quota.
Tra un tramezzino al prosciutto cotto, una bottiglietta d'acqua che cambia forma col variare dell'altitudine e della pressione, la vista contemporanea di Croazia (nel finestrino di sinistra) e Italia (in quello di destra) grazie all'altitudine, un portachiavi a forma di aeroplano ed un gratta e vinci sfortunato di Ryanair, l'aereo ricomincia a scendere fino a toccare la terra italiana. La musichetta col suono di tromba che avverte l'arrivo a destinazione chiama l'applauso al pilota, e finalmente si aprono i portelloni. Fine della vacanza, si ritorna alla realtà, sigh.
+ Le curiosità del giorno:
- Come temuto, non siamo tornati davanti al palazzo reale in veste "tranquilla". Ho avuto questa sensazione da quando ci siamo passati davanti all'arrivo, ed alla fine é stato così;
- Gli autisti dei pullman norvegesi sono umanamente pessimi. Finché non ci hai a che fare può anche andar bene, ma siccome paghi il biglietto direttamente a loro quando sali a bordo é molto difficile rimanere silenziosi quando ti sbuffano davanti perché hai pagato con monete (di grosso taglio) anziché banconote;
- Confermo quanto affermato negli altri giorni: alle casse degli esercizi commerciali norvegesi ci sono degli incapaci, anche nell'aeroporto. Stavolta però é andata bene a noi, molto bene;
- Anche oggi i dolci mangiati a colazione sono stati buonissimi. I gusti alimentari sono un pò diversi dai nostri, però secondo me in Norvegia in passato hanno subìto l'influenza di qualche scuola pasticcera tipo italiana o francese;
- Non avevo mai volato con Ryanair prima, ma grazie a questa vacanza guarderò la compagnia irlandese con occhi diversi (in meglio ovviamente).
- Non ho fatto visita ai bagni dell'aereo, in quanto sono stato troppo "impegnato" a guardare il panorama dal finestrino. Probabilmente sarà il mio obiettivo per un mio prossimo viaggio :p

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13/09/10  Oslo holidays - parte 3 
lunedì  Spadroneggiando per Oslo 
+ Stavolta il risveglio é migliore di quello di ieri: capelli asciutti e coperta posizionata nei posti giusti. Si riparte alla volta del locale in cui fare colazione, e stavolta ci troviamo 2 camerieri italiani. Giusto il tempo di risentire un linguaggio "amico" e ci rimettiamo subito a produrre panini, stavolta "solo" 5 anziché gli 11 di ieri :) Presa dall'entusiasmo made in Italy del locale, Daniela non riesce a tenere a freno l'astinenza da caffé espresso e si butta a capofitto nell'espresso raccomandato dal cameriere "amico": totale 18 corone (circa 2,30 euro) per un caffé simil-italiano rivelatosi poi pure decaffeinato...
Ripartiamo alla ricerca di cose belle da vedere, e stamattina abbiamo come obiettivo Vigelandsparken (parco Vigeland), il parco nel quale ci sono più di 200 sculture in ogni tipo di posa. Partiti con la classica ammirazione turistica, noi sette turisti italici ci ritroviamo a fare foto in pose artistiche fino a spingerci ad un paio praticamente osé (tutta colpa di una statua ambigua!). Nel corso della mattinata Daniela perde completamente la testa per i tanti bambini locali che affollano il parco, uno più bello dell'altro grazie ai classici capelli biondi, carnagione chiarissima ed occhi rigorosamente azzurri. Forse così sarei bello pure io.
Un rapido passaggio di autobus e ci ritroviamo nel Vikingskipshuset (museo delle navi vichinghe). Per carità, bello é bello eh... però... 80 corone a persona (circa 10,30 euro) per vedere 4 barche vecchie e 2 cariole di legno mi sono sembrate l'ennesima esagerazione norvegese. Ma vabé, ci ripuliscono già da 2 giorni quindi ormai siamo vaccinati a questi prezzi. Dal museo vichingo al bus/traghetto per tornare in centro attraversiamo a piedi un quartiere residenziale di alto livello, e praticamente camminiamo a testa in su per tutto il tragitto ammirando le case locali: tutte di legno tipo quelle americane (sì, quelle che vengono portate via dai tornado, solo che quì i tornado non ci sono) ma con tetti scuri lucenti ma più spioventi (tutti dotati di barre anti-caduta neve), curate nei minimi dettagli, con giardino e parcheggio auto ad hoc. Ecco, diciamo che questa visuale mi é piaciuta di più del museo vichingo per intenderci :D
Tornati al centro via mare, facciamo tappa al porto per mangiare presso un simpatico chioschetto niente male. Prima di arrivarci passiamo davanti ad un bagno pubblico di extra-lusso (un cubo di vetro opaco celeste), talmente bello che alcuni turisti asiatici ci stavano facendo la foto davanti in posa Backstreet Boys. Il tempo di gustare un enorme gelato locale alla vaniglia con scaglie di "nuts" e cominciamo a salire la collina verso l'Akershus Fortress Castle passando sotto la statua del buon vecchio Franklin Roosvelt. Dopo i vari percorsi in pietra antica e terra battuta, troviamo le porte del palazzo totalmente chiuse per colpa della maledetta guida turistica che riportava giorni e/o orari sbagliati di visite. E così sul belvedere della fortezza ci auto-concediamo 3 ore di libertà per poi darci appuntamento davanti al ristorante che avremmo voluto provare ieri.
Dotati di cartina di fortuna donataci da Giulia all'ultimo secondo prima di dividerci, io e Daniela ci incamminiamo andando verso Den Norske Opera & Ballett (l'Opera e il Balletto norvegese), ma prima di arrivarci incontriamo una proseccheria italiana (!), The mini Bottle Gallery (il museo delle mini-bottiglie) visto dalle vetrate esterne in quanto chiuso e la Borsa di Oslo, che non so se funziona veramente però facendo parte del settore mi piace. L'omino dorato dotato di maschera di Michael Jackson e bandierina norvegese in mano già incontrato ieri nel centro della città ci dà il benvenuto all'Opera, una struttura molto bella e moderna che però passa magicamente in secondo piano dopo aver visto degli strani aggeggi suonanti che hanno posizionato nei suoi paraggi: si tratta di una mostra temporanea, costituita da delle pedane dotate di 4 tubi di ferro verticali che se toccati 2 alla volta producevano un suono diverso, in base alla forza impiegata per toccarli. Lo show parte quando scopro che il suono viene emesso anche se si toccano 2 corpi diversi a contatto coi tubi: da quel momento perdiamo la cognizione del tempo ma regaliamo tanti sorrisi alle persone che ci guardano passandoci vicino.
Dopo il giro totale dell'Opera ci riavviamo verso il ristorante passando per stazione centrale e piazza principale, queste ultime unite da un negozio chiamato Uffa. Da questo momento ci rendiamo conto che Oslo l'abbiamo praticamente visitata tutta e che i posti visti nei giorni precedenti sono tutti uno dietro l'altro, quindi ci troviamo in una città a misura di uomo anziché una metropoli.
Terminato il percorso pedonale, riusciamo a provare il ristorante desiderato, ma soltanto 2 ore dopo l'orario previsto. Il maledetto di lunedì chiude alle 21, quindi é inutile mangiare controvoglia alle 18 come previsto, spostiamo tutto alle 20. Così io, Daniela, Luigi, Luca & Giulia abbiamo optiamo per andare fare un altro minigiro-shopping nei paraggi del Palazzo del Municipio. Risultato: il magnifico cappellino di lana coi colori norvegesi per me (50 corone), un bel cappellino a forma di renna per Daniela (99 corone) ed un cappello da regalare per Giulia (50 corone). Dicevo? Ah sì, la carne di renna: é talmente locale che a Oslo si trova tutto tranne che la carne di renna. Buona la carne (costo 179 corone = 23 euro), buone le salse, buonissime le acque che hanno accompagnato il pasto (sempre maledettamente gassate!), tutto buono tranne il vecchietto che tenta di adescare le due donne del gruppo con la scusa di accompagnarle a fare il giro turistico della città ahah!
Prima di tornare in hotel decidiamo di liberarci delle ultime corone rimasteci facendo visita al pub dove più volte ci siamo passati dinanzi senza mai entrarci. Un Irish Coffe ci porta via 98 corone (circa 12,60 euro), e così l'ultima banconota da 100 corone se ne va per una bevanda che speravo fosse fresca e che invece si é rivelata pure calda.
Il fine serata in hotel é leggermente più triste per via della consapevolezza della imminente fine della vacanza. Mezz'ora di concentrazione per cercare di non dimenticare niente in Norvegia e tentare di far entrare tutto dentro la stessa valigia dell'andata (compreso l'utilissimo adattatore di presa suggerito da Stefano...), e finalmente ci si può abbandonare alla doccia bollente con annessa umidificazione involontaria dei capelli, coddue!
+ Le curiosità del giorno:
- Nel corso di 3 giorni in Norvegia soltanto una volta siamo riusciti a beccare l'acqua naturale. Quì é tutto scritto bilingue norvegese-inglese, ma la scritta "acqua naturale" non te la traducono in inglese! Che poi il problema sorge nella quantità di gas che mettono nell'acqua: quando quì apri la bottiglia d'acqua gassata fa l'effetto della Mentos nella bottiglia di Coca Cola, ovvero sembra che esplode tutto. Tant'é che le bottiglie sono fatte di plastica ultra-rigida, non come la plastica morbida delle nostre acque. Ecco perché forse vietano l'ingresso delle bottiglie d'acqua in aeroporto: se porti l'acqua gassata norvegese puoi fare un disastro! :p
- Se non sbaglio siamo nella patria di Napapijri, eppure non ci sono negozi che vendono questo marchio. Abbondano Helly Hansen e H&M in ogni angolo della città, ma di Napapijri nemmeno l'ombra. Ho visto di sfuggita soltanto una vetrina che mostrava un capo del genere, ma era per bambini. Eppure ha la bandiera norvegese sul logo... fosse cinese?
- Secondo me a Oslo ci stanno fregando. Mi sono fatto una teoria: quì sono tutti italiani, ci capiscono quando parliamo, ma poi fanno finta di nulla per non destare sospetti e farci credere che tanto siamo in un territorio troppo lontano da casa;
- Tutto sommato i norvegesi non mi danno l'idea di essere amanti del lavoro. Dicono tanto male agli italiani, però poi quando vai all'estero ti rendi conto che non stanno tanto meglio di noi. In hotel le ragazze che si occupavano della pulizia delle stanze giravano con tranquillità, ecco perché appena arrivati la nostra stanza era ancora da sistemare, poi nei bar i camerieri lavorano a rilento, nei ristoranti servono quando pare a loro, nei pub se non gli vai addosso non ti guardano neanche al tavolo, e poi ti promettono di farti vedere partite che poi non trasmettono... ahah;
- Il pub sotto al nostro hotel é davvero bello. Abbiamo girato Oslo in lungo e in largo, e poi il bel locale ce l'avevamo sotto ai nostri occhi...

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12/09/10  Oslo holidays - parte 2 
martedì  Vivere la città 
+ Il risveglio ad Oslo é particolare. Senti il tepore del termosifone che si sta spegnendo, il caldo del piumino nelle zone rimaste ancora coperte, il freddo nelle zone rimaste scoperte dal piumino, e quel leggero senso di stordimento dovuto al raffreddamento rimediato dai capelli bagnati tenuti per tutta la notte.
Nonostante tutto ciò si riparte e si va a conoscere il KafeCaffe, locale convenzionato per le nostre colazioni: 65 corone (circa 8 euro) per un buffet che comprende latte locale (buonissimo!!!), caffé americano (uguale al Nescafé), pane ai cereali di vario genere, prosciutti, formaggi (due tipi), marmellate (tre tipi), uova sode, acqua e zucchero di canna a cubetti (che dolcifica la metà di quello classico). Cornetti e dolci sono a parte, ma non fa niente perché se sei ad Oslo puoi anche farne a meno per qualche giorno. Da buoni italiani decidiamo di approfittare della fornitura di cibo per farci i panini da utilizzare nel corso della giornata, e così la premiata ditta Daniela & Giulia impacchetta ed io archivio nell'apposito zainetto aggiunto in valigia ieri all'ultimo momento: totale 11 panini per 4 persone. Diciamo che con questa mossa volevamo implicitamente rifarci delle fregature subìte ieri, e questo al momento ci é sembrato il metodo migliore.
Il percorso odierno é stato sviluppato per visitare in sequenza: il Munch Museet (museo Munch), il Nasjonalgalleriet (museo Nazionale d'Arte) e l' Historisk Museum I Sentrum (museo di Storia in centro). Nel museo di quello "spostato" di Munch scopro che per entrare in un luogo d'arte norvegese bisogna lasciare lo zainetto negli armadietti OVVIAMENTE a monetina (10 corone o 1 euro, come coi carrelli della spesa), ma solo dopo aver già fatto 10 minuti di fila ed aver attraversato il metal detector. Quando però il nervoso sale ai massimi livelli ci pensa la cassiera che incassa 75 corone e ci dà per sbaglio 2 biglietti anziché 1 solo. Qualche attimo di smarrimento per capire che in questa terra i soldi sono maneggiati da gente incapace (considerando che Luca B. & Giulia V. beneficiano di sconti involontari già da ieri) ed entriamo dentro prima che chi ci circonda se ne accorga, così la giornata riprende i contorni piacevoli di prima. L'attrattiva principale é ovviamente l'Urlo, il quale dopo qualche minuto di riflessioni ed analisi comincia ad essere oggetto di scherno ed ilarità (un paio di foto scattate affianco al quadro da me e Daniela ne danno ampia prova). La lunga serie di opere esposte mi fanno capire che Munch ha avuto "'na frega di prubblim'", e quindi bisogna anche comprenderlo per alcune bruttezze che ha fatto, pover uomo. Scherzi a parte l'esposizione mi é piaciuta, così come ho parecchio gradito i quadri esposti nel museo d'Arte (stranamente gratuito) dove c'erano le opere di tanti artisti famosi e non (tra i quali altri lavori di Munch, compreso un altro Urlo). Parentesi a parte merita il museo di Storia (anche questo stranamente gratuito), che personalmente ho gradito un pò meno: forse a causa della stanchezza accumulata nel corso della giornata, mi é sembrato carino ma forse più adatto alle scolaresche piuttosto che agli adulti.
Tra le tappe odierne c'é stato spazio anche per qualche acquisto di souvenir, tra i quali spiccano la fantastica t-shirt con bandiera norvegese (mia), quella con il disegno di una renna (Daniela), quella con un vikingo (Luca) ed un'altra che ora sinceramente non ricordo... (Giulia, com'é la tua?). Sfumato per poco l'acquisto di un cappellino di lana coi colori della bandiera norvegese (bellissimo) per le 99 corone (circa 13 euro) che mi sembrano un furto legalizzato. Allo shopping si uniscono la visita alla cattedrale di Oslo ed il successivo pranzo fatto su una panchina della via principale della città, con vista sul palazzo reale affianco a 3 soggetti poco raccomandabili seduti sulla panchina accanto.
Con il Filmens Hus - Filmmuseet - Cinemateket (tutte ste ca**o di parole per dire museo del Cinema) chiuso, a fine tournée dei musei quotidiani optiamo di andare a trovare l'Ice Bar, ovvero il locale fatto TUTTO di ghiaccio dove per 160 corone (circa 20 euro) entri a fare una consumazione a -5° gradi (bellissimo!), circondato da gente (leggasi altri turisti) coperta con mantelli e guanti neri gentilmente forniti dal locale, tutti uguali tipo raduni rave. E lì le nostre fotocamere si sono sbizzarrite. La successiva strada per tornare all'hotel in salita é la parte meno piacevole della giornata, però col freddo accumulato fino a poco prima si riesce a fare tutto nel nome del turismo.
La sera si va alla ricerca del Kaffistova per vedere se la carne di renna può insidiare la pregiata carne di pecora da arrosticino, ma le usanze locali ci beffano facendocelo trovare già chiuso alle 19 (eh sì, quà si cena presto!). Dopo un attimo di smarrimento optiamo di affogare le nostre stanchezze in un pub vicino, a base di hamburger innaffiati da salse di tutti i tipi (quella gialla però era letale!) e birre locali. Il resto proveniente dal pagamento della cena é stato oggetto di una strano conteggio eseguito dal buon Federico A., il quale ha chiuso l'argomento nei pressi dello Slottparken con un inequivolcabile: "Questi che rimangono sono per me che ho pagato". L'alcool per stasera ha vinto sulla stanchezza, pertanto si può andare a dormire previa sfida di scopa a 4 nella stanza 412.
+ Le curiosità del giorno:
- E' ufficiale, i cassieri dei vari negozi/musei di Oslo sono quasi tutti degli incapaci nel calcolo degli importi e dei resti;
- Pace all'anima di Munch, però avrà avuto tanti di quei problemi psichici...
- Le porte di ingresso automatiche del museo di Munch valgono mezzo biglietto di ingresso. Sono di vetro opaco, si aprono a scorrimento all'avvicinamento della persona e sono formati da 4 lastre che nell'apertura/chiusura ondeggiano verticalmente mentre svolgono il proprio dovere;
- Le cartoline che si vendono nel negozio del museo di Munch sono tanto belle quanto costose (12 corone cadauna = circa 1,50 euro). Forse si spende meno a stamparle in alta risoluzione con attrezzatura professionale su carta fotografica top level a casa propria ahah;
- I bagni dei musei norvegesi puzzano di urina. Tutti. E non poco;
- Per le strade di Oslo c'è poca gente, troppo poca per essere una capitale. Non capisco se é il weekend che mette sonno alla popolazione locale o se da queste parti é sempre così;
- Sarà per il freddo locale, ma quì i dolci ipercalorici abbondano e sono tutti ottimi! Si vendono a tranci in tutti i bar e café e soddisfano ogni tipo di fame. Praticamente il sogno di ogni goloso... ovviamente ricco (dalle 35 alle 55 corone a pezzo).

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11/09/10  Oslo holidays - parte 1 
lunedì  L'arrivo e l'ambientamento 
+ Tutto ha inizio alle 4:05 di questa mattina, con la radiosveglia che canta a squarciagola grazie al volume messo a livello 7 dal sottoscritto per paura di non recepire l'input di svegliarsi-alzarsi a quell'ora così inconsueta. Fortunatamente ho risposto bene al richiamo, e sono riuscito a presentarmi in perfetto orario al punto di incontro francavillese delle 5 o'clock, previo acquazzone lungo la strada per arrivarci. Al punto di incontro giunge con indubbia puntualità Daniela L., mentre arriva con preventivato ritardo Mr President Stefano D.R. che quando giunge da noi ci comunica di aver vomitato per colpa dell'inconsapevole Luigi R., reo di avergli attaccato la tosse (!). Il sonno, si sa, può far dire cose senza senso, pertanto io e Daniela L. annuiamo e non diamo peso a quanto abbiamo appena sentito dirigendoci serenamente verso l'aeroporto d'Abruzzo, nel quale arriveranno Luca B. & Giulia V., Federico A. e Luigi R., dopo che quest'ultima ha tentato inutilmente di farci credere che il loro arrivo sarebbe avvenuto con molto ritardo per via del mancato risveglio del noto mattiniero Luca B. Dopo un difficile check-in di Mr President trascorso tra metal detector e bagni pubblici, la partenza diventa realtà tra lo sguardo fisso nel vuoto di Giulia Va. ed il pallore di Stefano D.R. che di lì a poco farà visita anche al bagno dell'aereo. Partiti con la pioggia e con la nebbia, l'aereo ci porta velocemente sopra le nubi a contatto col sole per tutto il viaggio. Il sottoscritto guarda fuori dal finestrino per tutto il viaggio, scorgendo sotto di sé paesaggi e panorami visti fin'ora soltanto attraverso Google Earth. Tra uno stadio da calcio enorme, colorato ed a forma esagonale ed un paio di aerei che si incrociano col nostro a poca distanza di altitudine (fantastico!) rientriamo in mezzo alla nebbia norvegese per scendere nell'aeroporto bagnato di Thorp.
Un pò di fortuna ci assiste, facendoci trovare esattamente di fronte agli occhi il pullman che porta ad Oslo. Qualcuno che ha volato con noi non riesce a salire a bordo in tempo, rischiando di lasciarci anche la valigia arancione già caricata a bordo (rivelatasi poi rosso fuoco...), ma fortunatamente il viaggio di 100 minuti può iniziare al magico costo di 190 corone cadauno (circa 25 euro, mortacci loro!). Osservato tutto il panorama passatoci davanti lungo il tragitto (nebbia, pioggia, guard-rail autostradali fatti di corda, case farmaceutiche importanti buttate quà e là lungo la strada) arriviamo nella stazione tuttofare di Oslo: autobus, tram, pullman e treni passano da quì, pertanto potete immaginare la chiarezza delle nostre idee una volta rimessi i piedi a terra. Girando a vuoto nei meandri della stazione ci rendiamo conto che forse c'é bisogno di acquistare i biglietti per i mezzi pubblici e soprattutto di trovarne uno utile per arrivare al nostro albergo. L'illuminazione di Luigi Ri. e Giulia Va. riesce a farci andare via da una pensilina impregnata di puzza di urina, per farci arrivare all'albergo dopo 10 minuti di cammino che ci hanno fatto passare inconsapevolmente davanti al Palazzo Reale, dotato di 2 guardie che marciavano beate davanti agli ingressi.
L'hotel si presenta abbastanza bene, con la peculiarità di avere la reception al secondo piano... ma vabé. A questo punto l'allegro gruppo deve ripagare la fortuna avuta prima, e così su 3 stanze prenotate sono pronte soltanto 2. OVVIAMENTE quella ancora in "lavorazione" alle 12 (!) é la nostra ma va bene lo stesso, non sono (ancora) predisposto a litigare con i norvegesi. Cosa si fa, cosa non si fa, decidiamo di andare a conoscere i dintorni dell'hotel. Troviamo un bel mercato/fiera lungo tutta la strada che parte da sotto l'albergo: tutti i negozi che si affacciano sulla strada hanno montato il rispettivo gazebo per vendere la propria roba: abbigliamento, cibo, iscrizioni per le palestre, varie ed eventuali. L'allegra comitiva si sofferma sul cibo, puntando alla sostanza: hamburger con salmone (60 corone = circa 8 euro, ma fantastici!) e quelli classici con la carne (70 corone, ma ugualmente buoni secondo chi li ha provati), mais arrosto (30 corone = circa 4 euro, ma ottimi con un filo di burro spalmato sopra), dolci e bibite. Il cielo però decide che la festa deve finire, e così tutta la folla presente comincia a scappare via a causa della pioggia che diventa sempre più insistente assieme al vento. Nel rientro verso l'hotel l'allegra comitiva si accorge che nel giro di mezza giornata le riserve monetarie sono state già sollecitate abbastanza pesantemente, pertanto decide di fare tappa in un supermarket per armarsi di acqua per fronteggiare i prezzi esorbitanti sparati da chiunque abbia in mano un registratore di cassa. Subìsco quì il secondo "furto" dal cassiere di turno che mi fa pagare 3 bottiglie anziché le 2 che ho in mano (il primo mi é arrivato prima nell'acquisto di una bottiglietta di acqua al limone (!) ed una di Coca Cola pagati 52 corone anziché le preventivate 45), mi rendo conto che in Norvegia i turisti devono prima pensare a sopravvivere e poi alle frivolezze, perché quasi tutti i negozi non danno lo scontrino al cliente e quindi una volta fregato non puoi contestare più nulla.
In mezzo a tutto ciò Mr President Stefano, passando davanti ad un pub che sta trasmettendo la partita del Chelsea, strappa la promessa di un gestore/cameriere di pub che nella imminente serata potrà vedere la partita Cesena-Milan nel suo locale. La promessa risulterà totalmente vana, con l'aggiunta della beffa di aver acquistato 2 Guinness senza avere sete nella vana attesa di poter vedere la propria squadra del cuore, ricevendo soltanto brutte notizie via telefono dall'Italia. Insomma una serataccia per Mr President che ha provato così la sincerità dei negozianti locali, e per tutti gli altri che hanno vissuto di riflesso la fregatura ricevuta. Nell'intermezzo delle 2 birre di Stefano, l'allegra comitiva ha potuto consumare la cena in un Burger King con l'omaggio di portapass Coca Cola al collo forniti dal sottoscritto (che ha saccheggiato la zona cassa del negozio con l'autorizzazione della cassiera) ed a prezzi decenti (il bello della globalizzazione), mettendo per un pò da parte l'umidità dei propri abiti fradici per la pioggia battente incontrata lungo il percorso fatto a piedi.
+ Le curiosità del giorno:
- Il salmone venduto nelle fiere norvegesi smuove forze sconosciute nel ventre degli esseri umani;
- Gli squaletti gommosi bianco e blu si trovano anche in Norvegia, ma quì sono più grandi e più morbidi... ed ovviamente più costosi (5 squaletti = 43 corone = circa 6 euro);
- Di sera accendono già i termosifoni...;
- La scelta di portare due paia di scarpe si é rivelata geniale. Meno spazio nel bagaglio a mano ma più salute per i giorni a venire;
- Se non si é portato il phon, sotto la doccia é necessario mantenere la concentrazione necessaria per non farsi prendere dall'emozione del momento e mettere la testa sotto il getto di acqua bollente (come ho fatto io...);
- Nel letto non ci sono vie di mezzo: ti danno solo un piumino. O muori di caldo sotto la coperta o muori di freddo scoperto. Se poi hai anche i capelli bagnati per colpa della doccia sei in trappola...

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07/09/10  I tanti ribaltoni aziendali 
martedì  Secondo me, solo per soldi 
+ La notizia del giorno: «Nestlè, Hp, British Petroleum, General Motors. E adesso anche, a quanto pare, Vodafone. E il gigante russo Rosneft. E prima ancora Opel e Sap. È lungo l'elenco di colossi che hanno cambiato, o si accingono a farlo, il manager alla guida nel corso del 2010. I motivi? Svariati: da azionisti insoddisfatti a scelte spontanee di cambio di rotta fino, e nemmeno questa è una novità, a scandali sessuali. Nelle ultime ore circola l'indiscrezione che Vodafone starebbe cercando un sostituto per il presidente John Bond, chairman della compagnia tlc dal 2006. Un nutrito gruppo di azionisti ha votato contro il presidente e le ultime partecipazioni rilevate dal gruppo. In aria di cambiamento anche i vertici del colosso alimentare svizzero Nestlè (+7% da inizio anno in Borsa e una capitalizzazione di 142 miliardi di euro). Richard Laube, sin qui alla guida della divisione Nutrition, è andata sul liscio, sarà sostituito ad interim da Nandu Nandkishore. Quest'ultima era in corsa anche come nuovo possibile ceo del gruppo alimentare svizzero, carica che invece è andata poi a Paul Bulcke, successore di Peter Brabeck, che ora è presidente del cda. Mentre proprio ieri Rosneft, il primo produttore russo di petrolio, ha nominato Eduard Khudainatov nella carica di amministratore delegato, ponendo fine all'era (12 anni) di Sergei Bogdanchikov. L'abbandono più eclatante della stagione, al momento, è quello di Tony Hayward che dal primo ottobre lascierà formalmente British Petroleum, la società petrolifera britannica che - a partire dal 20 agosto - ha dovuto fronteggiare la critica situazione conseguita all'esplosione di una piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico causando perdite superiori ai 20 miliardi per il gruppo. Hayward sarà rimpiazzato dallo statunitense Robert Dudley. Bp ha fatto sapere che Dudley - che da giugno supervisiona le operazioni per contrastare la marea nera - si stabilirà a Londra per assolvere il suo incarico e passerà le sue attuali mansioni negli Stati Uniti a Lamar McKay, presidente di Bp America. Ribaltoni anche nella Silicon Valley. In questo caso, quello di Hewlett Packard (73 milardi di euro di capitalizzazione al netto del -23% archiviato quest'anno in Borsa), le motivazioni sono, come dire, di natura esogena. Un mese fa Il 53enne Mark Hurd si è dimesso all'improvviso dalla carica di amministratore delegato. Hurd, subentrato a Carly Fiorina nel 2005 e protagonista con una serie di aggressive acquisizioni che hanno rilanciato la società, è stato accusato di aver falsificato delle note spese per nascondere una relazione con una ex collaboratrice del gruppo che lo ha accusato di molestie sessuali. Al suo posto l'incarico è passato ad l'interim al direttore finanziario Cathie Lesiak, 51 anni, una veterana dell'azienda che l'ha assunta 24 anni fa. Restando in asset tecnologico, ribaltone anche in casa Sap, gigante tedesco del software. A febbraio Leo Apotheker, si è dimesso dopo solo sette mesi dopo il suo insediamento dalla guida ed è stato sostituito da Bill McDermott, capo dell'organizzazione e da Jim Hagemann Snabe, responsabile dello sviluppo dei prodotti. Mentre General Motors, che si prepara al ritorno in Borsa in quella che si preannuncia la più grande Ipo degli Stati Uniti dato che potrebbe battere anche i 19,7 miliardi di dollari raccolti da Visa nel 2008, ha affidato al nuovo presidente Daniel Akerson l'incarico di pilotare verso il ritorno in Borsa (probabilmente a novembre) la storica azienda automobilistica americana. Ed Whitacre ha lasciato l'incarico il primo settembre (restando alla presidenza fino alla fine dell'anno) dopo aver portato a termine la missione del 'turnaround' aziendale, a poco più di un anno dall'uscita dalla bancarotta pilotata da Washington assieme a un salvataggio pubblico da 50 miliardi di dollari. Come Whitacre, Akerson viene dal mondo delle telecomunicazioni (è stato ceo di Nextel, ma è anche un managing director del Carlyle Group) ed era diventato membro del board l'anno scorso su indicazione del Tesoro, diventato il maggiore azionista con una quota del 61 per cento. Sempre nel comparto auto, a inizio anno è partita una rivoluzione in casa Opel. Lo storico numero uno tedesco Hans Demant, alla guida operativa del costruttore dal dicembre 2005, si è dimesso e il suo posto viene preso dall'uomo di General motors Nick Reilly. Cambiamenti anche nel settore finanziario, a cavallo con la politica. A inizio agosto Il ministro svizzero delle Finanze, Hans-Rudolf Merz, ha rassegnato le dimissioni. Merz, 67 anni, esponente del partito liberale, lascerà l'incarico a fine settembre. La bocciatura, arrivata dopo sette anni di governo, è arrivato soprattutto per la gestione della controversia con la Libia e per quella della crisi della grande banca Ubs. dopo che l'istituto ha dovuto consegnare agli Usa i nomi di 4.450 clienti sospettati di evasione. E in Italia? Tra i cambi al vertice più significativi del 2010 quello in casa Fiat dove ad aprire Luca Cordero di Montezemolo ha lasciato la presidenza dopo quasi sei anni. Al suo posto John Elkann, nipote di Gianni Agnelli.
I casi più eclatanti degli ultimi anni - Ma quella dei ribaltoni non è soltanto una storia degli ultimi mesi. La crisi prima finanziaria e poi economica - originata nell'agosto 2007 con le prime avvisaglie della bolla dei derivati subprime - ha accentuato i cambi delle poltrone "bollenti". L'anno scorso Robert Moffat, ex vice presidente dell'International Business Machines, ha lasciato la società per insider trading. John Browne, ex capo di Bp, nel 2007 si è dimesso per aver cercato di convincere un giornale inglese a non scrivere i dettagli della sua vita personale. Sempre nel 2007, Steven J. Heyer è stato cacciato da Starwood Hotels & Resorts. Il board aveva ricevuto una lettera che lo accusava di aver cercato un contatto fisico con una dipendente. Ancora nel 2007, l'amministratore della Home box unit di Time Warner, Chris Albrecht, è stato allontanato per violenze contro la fidanzata. Mark W. Everson, ceo della Croce rossa, è stato cacciato sempre nel 2007 per una relazione intima con un dipendente. Due anni prima, il Ceo di Boeing Harry Stonecipher è stato sostituito per una storia con una manager e per aver violato il codice etico. Sempre nel 2005, Thomas Coughlin si è dimesso da vicepresidente di Wal-Mart per aver falsificato le note spese con cui ha ottenuto rimborsi per mezzo milione di dollari. Scandali simili hanno colpito il top management di Staples, Massmutual, Well Point e Oracle» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: Fossero solo i "fastidi" che generano nelle aziende... Questi tizi che si dimettono (o vengono allontanati) prendono una montagna di soldi andando via!

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06/09/10  Souvenir dell'hotel 
lunedì  Gente malata! 
+ La notizia del giorno: «C'è chi dalla camera dell'hotel asporta e mette in valigia le confezioni mignon del bagnoschiuma e dello shampoo e si sente in colpa. C'è chi chiede alla reception se può portare via le ciabattine bianche di spugna con il logo dell'albergo. E poi ci sono tutti quelli che del furto in camera hanno fatto un vero e proprio hobby arrivando talvolta a picchi di professionismo. Secondo il portale Venere.com, specialista europeo dell'online accomodation, non c'è limite all'immaginazione. Con tanto di testimonianze dirette.
Sì, proprio così, c'è chi giura di aver visto rubare uno scaffale per le scarpe, chi una porta scorrevole dell'armadio, chi addirittura si è travestito da operaio per rubare un pianoforte a coda dalla hall, riuscendo ad agire totalmente indisturbato. C'è perfino la coppia che ha chiesto una camera vicino al parcheggio per poi rubare tutto l'arredamento della stanza, caricandolo su un camion dei traslochi. Ma se qualcuno approfitta delle vacanze per rinfrescare l'arredamento di casa, c'è chi si accontenta di rubare le lampadine sparse per la stanza senza dimenticare il porta lampadina, il cavo della luce e la placchetta.
Tra i furti più insoliti non può mancare la lista degli apparecchi elettronici scomparsi all'appello: se rubare un telefono anche se non funziona fuori dall'hotel è un gioco da ragazzi, far sparire un condizionatore di quasi 130 kg montato alla finestra sembra un'impresa ardua da gestire. Ma i veri creativi del furto sono quelli che non solo rubano lo schermo al plasma, ma per non avere problemi di compatibilità portano via i cavi elettrici e quelli di collegamento al web o al lettore dvd. Infine c'è anche chi ha rubato una fotocopiatrice a colori da una sala meeting, con rocamboleschi tentativi di raggiro della sorveglianza.
Tra assi da stiro che spariscono, numeri delle stanze che finiscono in variegate collezioni private, tende che prendono il volo, chi deve esserci rimasto con la mascella sul banco della reception deve essere stato il portiere di quell'hotel da cui sono spariti due busti di marmo che poi, probabilmente a causa di un tardivo pentimento del ladro, sono tornati in hotel in taxi. Da soli. La lista continua con la sparizione di un camino di marmo e un orso di legno alto 1 metro e venti. Ma, conclude il sito, di sicuro, il vincitore è un signore che ha rubato una testa impagliata di un cinghiale selvatico: una volta scoperto e restituito, se lo è visto riportare come regalo di nozze dagli amici» (fonte: Il Sole 24 Ore).
+ Il commento alla notizia del giorno: E pensare che mi sento ancora in colpa per una saponetta di qualche anno fa grande circa 2cm x 2cm... :|

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05/09/10  Lui é ricco 
domenica  Eh già 
+ La notizia del giorno: «E' accaduto una settimana fa. Ricordate il volto preoccupato di Mario Balotelli dopo l'incidente in auto a Manchester? Beh, lo sguardo corrucciato di SuperMario avrebbe una spiegazione. A fornirla è il Sunday Mirror, che rivela un dettaglio sullo schianto che ha coinvolto la potente Audi R8 dell'ex attaccante interista che si stava dirigendo al campo d'allenamento del City.
Sono ricco — Negativo al test dell'etilometro, Balotelli è stato interrogato dagli agenti della polizia intervenuti sulla scena: a insospettirli il fatto che il giocatore portasse in tasca ben 5.000 sterline, circa 6.000 euro. Spontanea la risposta: "Perché ho tutti questi soldi? Perché sono ricco" ha dichiarato in un inglese stentato. Ironia della sorte, nell'incidente è rimasto coinvolto un tifoso del City, abbonato per 25 anni» (fonte: Gazzetta.it).
+ Il commento alla notizia del giorno: Volete forse insinuare il contrario? :)

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